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Giovedì, 25 Aprile 2024

Abbiamo superato la frontiera (dopo ore di fila) con gli ucraini in fuga dalla guerra. Video

Ore di coda per gli ucraini che scappano dal paese alla frontiera polacca

SHELYNI (UCRAINA) - L'anziana seduta alla panchina, dopo avere affrontato ore di fila in piedi, è affranta e piange. Da lontano il suo volto appare rosso incendio. Ha superato lo scoglio più lungo per scappare dall'Ucraina verso la Polonia, la coda che si inerpica per la strada principale di Shehyni, il paesino di frontiera. Le manca la mini coda per mostrare i passaporti, più in là.

Una donna più giovane, quasi inginocchiata davanti a lei, le tiene la mano e gliel'accarezza, cercando di portarle del sollievo, ed intanto la guarda e le dice qualcosa. Siamo troppo lontani per poter sentire. Ma il sentimento di una donna anziana che sta per lasciare il suo paese, la sua terra, la sua casa è facile da intuire. Le donne più giovani (dall'Ucraina vanno via anziani, donne e bambini) possono avere la speranza di tornare, un giorno, dai loro mariti, oppure di portar via anche loro in futuro, per una vita diversa altrove. Ma le donne anziane che cosa possono sperare? Un'invasione per "denazificare" un paese per niente nazista le costringe a scappare all'improvviso, con poche cose da portarsi e la sensazione di non poter più tornare. Di morire lontano da casa.

Nella coda per espatriare si trovano donne di tutte le età, e molti bambini di ogni età. E i cani. Compagni della vita da portare via. Lei avrà sedici o diciassette anni, tiene in braccio il suo chihuahua avvolto nel cappottino. Quel musetto interrogativo si fa accarezzare. Poco più in là, una mamma di Kyiv in ottimo inglese si rivolge a noi: "Da dove venite?". "Dall'Italia, siamo giornalisti". "Oh, dall'Italia! Che ne pensate di tutto questo?". "E' disumano", riusciamo a dire. Una donna di mezz'età scherza con uno di noi: fa segno sul giubbotto, indica la stessa marca.

Due sorelle portano insieme, ognuna con una mano, un borsone nero. Ognuno ha imparato molto in fretta ciò che è essenziale portarsi via, verso la Polonia e l'Europa, lasciando dietro di sé i mariti e i fratelli che combattono, chi nell'esercito e chi nei "battaglioni di difesa territoriale", cioè scendendo in strada e affrontando i mezzi militari russi. Li stiamo vedendo difendere praticamente ogni città assaltata dall'esercito di Putin. La coda è silenziosa, guardano tutti davanti, nessuno parla di politica né di guerra. Eppure ognuno di loro avrebbe storie dentro di sé, che si porterà dietro per sempre. I bambini, una cosa a parte. Ai più piccoli di loro al massimo l'esodo è stato raccontato come un'avventura da compiere. I più grandi hanno capito tutto, hanno imparato a riconsoscere le sirene e i bombardamenti e restano ordinatamente in fila, senza un accenno di lamento.

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