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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Il virologo Crisanti: il plasma funziona, no garanzie sul vaccino

L'esperto dietro il modello Veneto: forse il caldo abbasserà l'R0

Roma, 14 mag. (askanews) - Il virologo Andrea Crisanti, l'esperto dietro il successo del modello Veneto per contenere la diffusione del nuovo coronavirus, dal suo studio all'Università di Padova ci spiega perché il Covid-19 non si indebolirà con l'estate, anche se il clima più caldo potrebbe aiutare a mantenere basso l'indice di contagio, il temuto R0.

"Se noi usiamo le mascherine, abbiamo un impatto sull'R0, se noi implementiamo il distanziamento sociale, di nuovo, abbiamo un impatto sull'R0. Se la temperatura in qualche modo disidrata, se le alte temperature inducono una disidratazione più veloce di queste microgoccioline, avrà un impatto sull'R0. Però ancora non sappiamo se l'aumento delle temperature e il bel tempo, quale sarà l'entità dell'effetto che avranno. La temperatura impatta sull'R0, ma non sappiamo ancora con che entità".

La strategia messa in atto dalla Regione amministrata da Luca Zaia si è perfezionata anche grazie allo studio condotto da un team guidato da Crisanti sugli abitanti di Vo' (in provincia di Padova), dove il 21 febbraio è stato registrato il primo decesso in Italia. A più riprese i circa 3.000 residenti di quella che fu tra le prime zone rosse sono stati sottoposti ai tamponi, facendo emergere l'elevato numero (43,2%) di asintomatici capaci di trasmettere la malattia: "Sulla base di queste osservazioni abbiamo completamente cambiato l'approccio, utilizzando i tamponi anche come strumento di sorveglianza attiva, nel senso che se qualcuno si è infettato, noi andiamo a vedere cosa è successo a monte, chi gliel'ha trasmessa ed eventualmente cosa è successo a valle, se l'ha trasmessa a qualcuno".

Tamponi a tappeto quindi, con tanto di reagente, solitamente difficile da trovare, prodotto in "casa". Ai casi gravi che arrivano in ospedale l'esito del tampone in Veneto è pronto in 3 ore. Diversamente in Lombardia: "La Lombardia ha fatto i tamponi prevalentemente ai sintomatici, un gran numero di persone infette sono state lasciate a casa senza nemmeno la diagnosi e poi, cosa che secondo me è un po' preoccupante, ma non so se è vero, la risposta al tampone la danno dopo una settimana o anche più giorni".

Perché allora non esportare il "modello Veneto" contro il Covid-19 a livello nazionale? "La sanità italiana è regionale, quindi ogni regione ha le sue peculiarità, le sue caratteristiche e la sua capacità di intervento. Lei deve pensare che in Veneto ci sono 13 laboratori di sanità pubblica e c'è una direzione epidemiologica molto radicata sul territorio, perché questo? Perché sono anni che ogni estate, ogni primavera, per 5 o 6 mesi siamo organizzati per servizi di sorveglianza e controllo per l'epidemia del West Nile virus".

Se i test sierologici sono poco affidabili e limitati, secondo Crisanti, la cura con il plasma, cioè il sangue dei guariti che hanno sviluppato gli anticorpi, di cui la Regione Veneto ha in programma di creare una banca, invece funziona: "In diversi casi sui malati che sono refrattari a qualsiasi terapia ha effetto, il problema è che è molto complesso creare questa banca del plasma, perché purtroppo la maggior parte delle persone infette che guariscono non produce anticorpi in quantità sufficienti, quindi su 100 sacche di plasma, di idonee ce ne saranno 5 o 6", ha sottolineato il direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell'Università e azienda ospedaliera di Padova.

E sul vaccino? "Purtroppo non è possibile sviluppare vaccini per tutte le malattie. Se lei pensa al vaccino contro l'hiv, il virus che causa l'Aids, non è stato possibile svilupparlo, all'inizio c'erano un pullulare di progetti, che avevano l'obiettivo di sviluppare il vaccino, la stessa cosa vale per l'epatite C, la stessa cosa vale per la malaria, sono 80 anni che si cerca di sviluppare un vaccino contro la malaria e non ci si è mai riusciti. Cosa voglio dire? Voglio dire che i progetti che hanno come obiettivo di sviluppare il vaccino sono giustificati e vanno incoraggiati, però allo stesso tempo penso sia irresponsabile indurre false speranze che il vaccino sarà disponibile fra due o tre anni, non ne abbiamo nessuna garanzia, mi creda".

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