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Giovedì, 25 Aprile 2024

La nefrologia italiana programma le sfide del futuro

Emergenza covid e un censimento fra temi del congresso della Sin

Milano, 8 ott. (askanews) - I reni sono degli "operai modello": lavorano sempre e non si lamentano mai, neanche quando perdono qualche colpo e dovrebbero avvertire che c è qualcosa che non va. La Malattia Renale Cronica (MRC) secondo recenti studi della Società Italiana di Nefrologia (SIN) colpisce circa il 7-10% della popolazione ed è, purtroppo, in continua progressione. Partendo da questi dati la SIN ha recentemente concluso due indagini di grande importanza per fornire informazioni utili sullo stato del servizio nefrologico italiano e soprattutto sull impatto della pandemia di Covid-19 sui pazienti con MRC. Indagini che sono state presentate al 61esimo Congresso nazionale della Sin in forma virtuale.

"Il nuovo censimento 2018 delle strutture nefrologiche, - ha spiegato il Dottor Giuliano Brunori, Presidente SIN - è una vera e propria fotografia della nefrologia italiana che evidenza la capillarità delle strutture nefrologiche italiane sia pubbliche che private, che assicurano il trattamento a 43.500 pazienti in dialisi. Ma il lavoro dei nefrologi non si limita alla dialisi, ha sottolineato Brunori. "Dobbiamo uscire dalla dimensione dpve si pensa il nefrologo è il medico che cura la dialisi. La dialisi copre un grosso spazio nella nostra attività. Ma se si pensa alle 255mila consulenze o alle 925mila visite ambulatoriali capisco e do il segno che il nefrologo gestisce la malattia renale nel suo insieme", ha spiegato Brunori.

Un'altra survey importante, presentata al congresso, ha riguardato l'impatto dell'infezione da covid sulla popolazione in trattamento dialitico. Una popolazione di pazienti con MRC che ha necessità di andare in ospedale fino a tre volte la settimana, con una permanenza media di 4/5 ore al giorno in sala dialisi. Durante il lockdown i nefrologi sono riusciti a contenere gli effetti nefasti dell'infezione in una popolazione non giovane. Ma l'emergenza ha evidenziato la necessità di attivare programmi e risorse che mettano nelle condizioni di gestire la dialisi a casa, una opzione che riduce il rischio. "Il rischio di un'infezione rispetto a pazienti che possono essere trattati a domicilio con dialisi peritoneale o chi è soggetto al trapianto di rene, soggetto che ha avuto un ipatto molto più basso sull'incidenza di infezione", ha sottolineato Brunori.

Come ha insegnato l'emergenza Covid, sono tante insomma le sfide per il futuro della nefrologia italiana. A partire dal rapporto con le istituzioni e dallo sviluppo dell'informazione, soprattutto sul tema del trapianto di rene, come ha spiegato il Professor Piergiorgio Messa, Presidente eletto SIN: "C'è bisogno di un lunghissimo lavoro culturale di diffusione culturale dell'informazione, che passa dal tempo. Il tempo vuol dire operazioni disponibili a fare questo. Riroeniamo al discorso di cosa pensiamo che il nefrologo debba fare".

Altra sfida per il futuro, secondo Messa, è il ricambio generazionale di nefrologi: "Un altro punto fondamentale è che il numero di nefrologi va riducendosi. Il numero dei nuovi nferlogi, che si stanno per specializzare, non saranno sufficienti a rimpiazzare quelli che andranno fuori scena. Dobbiamo assicurare loro una formazione".

Tra i punti programmatici per il futuro della nefrologia, secondo Messa, ci sono una maggiore interazione con altre aree specialistiche e lo sviluppo della telemedicina e dell'health technology assessment.

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