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Mercoledì, 24 Aprile 2024

La scommessa delle Gallerie d'Italia: in mostra l'idea di futuro

A Vicenza il progetto curato da Luca Beatrice e Walter Guadagnini

Vicenza, 3 ott. (askanews) - Una mostra che parla di futuro attraverso le visioni degli artisti in un momento particolare come quello che il mondo intero vive ormai da mesi. E' una scommessa affascinante quella delle Gallerie d'Italia di Intesa Sanpaolo che hanno confermato il progetto, nato prima della pandemia e affidato alla curatela di Luca Beatrice e Walter Guadagnini. Ma l'esposizione che ora apre a palazzo Leoni Montanari a Vicenza è necessariamente diversa da come sarebbe stata senza l'emergenza Covid.

"E' chiaro - ha spiegato ad askanews Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo - che oggi la mostra ha un significato differente, è chiaro che ragionare di futuro e inaugurare una mostra temporanea a Vicenza, nelle Gallerie d'Italia, dedicato al futuro in qualche modo ci obbliga in qualche modo a rinnovare l'impegno a dedicarci alla promozione di arte e cultura con la stessa determinazione con cui lo facevamo nei mesi passati. E devo dire che questa coincidenza è una coincidenza fortunata che permette alla banca di dimostrare come un'impresa italiana debba assumersi una responsabilità sociale intorno alle proprie collezioni, ma soprattutto intorno al significato e all'importanza che la cultura ha per il nostro Paese".

La mostra "FUTURO. Arte e società dagli anni Sessanta a domani" presenta, in un allestimento interessante, opere che vanno da Boccioni e Depero fino ai giorni nostri, passando necessariamente per i sogni della Pop Art, ma anche attraverso il femminismo e l'impegno politico. Proponendo pezzi straordinari come la "Luna a Venezia" di Lucio Fontana o la magnifica serie di fotografie "Il bacio" di Libera Mazzoleni, ma anche uno spin painting di Damien Hirst accanto a un metafisico libro di Giulio Paolini.

"Parlare di futuro - ci ha risposto il curatore Luca Beatrice - può essere considerato un azzardo in un momento in cui c'è la grande incertezza del presente. Però non dobbiamo dimenticarci che l'arte e la cultura da sempre hanno saltato l'ostacolo: il desiderio di cambiare le cose, di pensare in termini utopistici anche la realtà di tutti i giorni. Io e Walter ci siamo accorti che questa tendenza esiste nell'arte fin dai primi del Novecento, con il Futurismo, per continuare con gli anno Sessanta, con la fiducia nel progresso e poi nella politica e poi nel denaro. Adesso parlare di futuro ha a che fare con l'urgenza di alcuni temi, come per esempio quello dell'ambiente e del vivere delle persone".

Le tematiche ambientali ritornano in una serie di lavori ben simboleggiati, per esempio, dalla costa impacchetta di Christo, ma anche, pur con sconfinamenti nel postumano, dall'inquietante video tra Trump e Putin di Nancy Burson. O ancora nei cammuffamenti fotografici di Liu Bolin. E proprio la fotografia gioca un ruolo essenziale in tutta l'architettura curatoriale della mostra vicentina.

"Devo dire - ci ha spiegato il curatore Water Guadagnini - che abbiamo avuto il vantaggio di partire da un nucleo fotografico molto tradizionale, come quello dell'archivio Publifoto, che c'è servito come base, e sono i documenti sull'Italia dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. Da un lato c'è questa fotografia duramente documentaria e di cronaca, che però racconta come gli artisti che stanno esposto sulle pareti hanno potuto immaginare il futuro all'interno di quella società. Contemporaneamente però, soprattutto dagli anni Ottanta, la fotografia diventa effettivamente qualcos'altro, diventa uno dei linguaggi dell'arte e qui, credo, l'abbiamo esposta molto bene nella sua versione più immaginifica".

Il che non vuol dire fantascientifica, perché quello che documentano, per esempio, i lavori di David Vintiner, è già il tempo che viviamo, e del resto la grande fantascienza usava i viaggi spaziali e le civiltà extraterrestri per parlare senza mezzi termini del presente. La stessa operazione che compie l'esposizione, aperta al pubblico fino al 7 febbraio 2021, delle Gallerie d'Italia di Vicenza.

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