Nuovi scontri a Al Aqsa mentre impazza la retorica della vittoria
La tregua è entrata in vigore dopo 11 giorni di sangue
Roma, 21 mag. (askanews) - Ancora scontri fra palestinesi ed esercito israeliano nonostante la tregua scattata questa notte che ha messo fine a 11 giorni sanguinosi. Pietre, bottiglie molotov, proiettili di gomma e granate stordenti sulla spianata delle moschee a Gerusalemme, dove due settimane fa erano scoppiate le prime ostilità.
In Cisgiordania, scontri nella città di Hebron dove i membri della Gioventù contro i coloni giurano di continuare la resistenza contro gli insediamenti isrealiani.
In 11 giorni, migliaia di razzi sparati dalla striscia di Gaza hanno ucciso 12 israeliani. I bombardamenti israeliani hanno ucciso almeno 243 palestinesi, fra cui oltre cento donne e bambini secondo il ministero della Salute della Striscia governata da Hamas.
Ma il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato oggi che l'offensiva ha ucciso oltre 200 membri di Hamas, di cui 25 ufficiali. "Il pubblico non sa tutto e Hamas nemmeno, l'ampiezza dei nostri risultati sarà svelata nel tempo" ha detto Netanyahu, vantando "un successo eccezionale",
mentre il ministro della Difesa Benny Gantz assicura che se Hamas violerà il coprifuoco pagherà un prezzo molto alto.
Retoriche contrapposte: dall'altra parte, anche a Gaza si parla di vittoria. Celebrazioni in piena notte, non solo per il cessate il fuoco ma per l'autoproclamato trionfo di Hamas. Retorica che fa breccia fra i giovani tutti uomini in strada, come questi manifestanti:
"La nostra onorevole resistenza ha dato a Israele una lezione che non dimenticherà più. I grandi paesi arabi sono stati incapaci di realizzare quello che la nostra resistenza ha fatto di vittoria in vittoria, a Dio piacendo".
"E' il giorno della vittoria, il giorno della libertà, è il più bel giorno che abbiamo vissuto, della vittoria e della liberazione e grazie alla resistenza. Anche se distruggessero tutta Gaza, non possono distruggere il nostro spirito di resistenza".