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Venerdì, 19 Aprile 2024

Stenosi aortica, procedura mininvasiva TaVi anche per over 75

Nuove linee guida. Via a Campagna Tavi è Vita

Roma, 23 set. (askanews) - Si chiama TAVI ed è la procedura mini invasiva per la cura della stenosi aortica, una delle malattie più comuni delle valvole cardiache che in Italia colpisce più del 3% della popolazione oltre i 75 anni. Buone notizie arrivano dalle nuove Linee Guida pubblicate dalla Società Europea di Cardiologia che ampliano target di pazienti, includendo definitivamente la popolazione dai 75 anni in su, i pazienti ad alto rischio o quelli inoperabili, secondo la tradizionale tecnica cardiochirurgica.

Spiega Giuseppe Tarantini, presidente di Gise, la Società Italiana di Cardiologia Interventistica: "La procedura Tavi è una delle due modalità di sostituzione della valvola aortica attraverso i cateteri. Significa che non lasciamo cicatrici al paziente, non apriamo lo sterno, non c'è bisogno di anestesia generale col paziente intubato, non c'è bisogno di circolazione extracorporea o che si fermi il cuore: quello che si fa è che al paziente sveglio, si fa una punturina sull'inguine e da li si entra con dei cateteri attraverso i quali parte la valvola che viene messa in sede e rilasciata. 45 minuti di intervento, paziente che parla, non va in terapia intensiva, va direttamente al suo letto, all'indomani già si muove e in due o tre giorni torna a casa".

Si tratta di una patologia che colpisce il 3,4% della popolazione italiana, ma è poco conosciuta dai pazienti - principalmente anziani, con numerose comorbidità - che ne sottovalutano e sottostimano i sintomi. Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia: "La stenosi aortica è una malattia che quando si presenta in forma severa sintomatica è molto grave perchè il 50% dei pazienti con questa patologia e scompenso cardiaco muoiono entro i due anni. E' una malattia sotto diagnosticata, la terapia viene utilizzata poco, perché nonostante sia semplice fare diagnosi con un ecocardiogramma, non sempre i pazienti vengono avviati a questo esame, per cui bisogna diffondere l'informazione che se un soggetto, con più di 65 anni ha sintomi, come dispnea, cioè difficoltà nella respirazione, angina, o sincope, questo paziente deve essere visitato, se ha un soffio che è molto semplice da ascoltare, deve essere inviato ad un esame ecocardiografico".

Le nuove linee guida sottolineano come la scelta dell'opzione più adeguata debba coinvolgere un'equipe di specialisti - il cosiddetto Heart Team, un vero e proprio Nucleo Operativo che indirizzi il paziente verso il migliore standard di cura. Perché la Tavi non è una procedura quasiasi: "ci vuole un cardiologo per la diagnosi e poi un Centro di riferimento terziario, dove si facciano tante di queste procedure, dove esista un'equipe multidisciplinare che possa esprimere un giudizio sull'appropriatezza dell'intervento, sulla fattibilità, sui risultati. E alla fine è il paziente che sceglie" spiega Tarantini.

Di qui la Campagna Tavi e Vita, ideata e realizzata Società Italiana di Cardiologia Interventistica in collaborazione con la Società Italiana di Cardiologia e la Società Italiana di Chirurgia Cardiaca col contributo non condizionato di Medtronic . L'obiettivo è sensibilizzare le istituzioni, la comunità medico-scientifica e la popolazione con una serie di strumenti e attività - digitali e sul territorio - per diffondere informazioni corrette e approfondite sulle terapie più appropriate.

"La Tavi rappresenta sicuramente la più grande innovazione in cardiologia dopo gli stent coronarici che hanno cambiato il destino dei pazienti colpiti da infarto" conclude Indolfi "e sta succedendo qualcosa di molto simile per i pazienti affetti da stenosi aortica: oggi è possibile impiantare una valvola biologica per via completamente percutanea con una mortalità che è più bassa dell'1%, è veramente una straordinaria innovazione, basti pensare che molti dei pazienti che trattiamo oggi venivano rifiutati dalla cardiochirurgia e abbandonati al loro destino".

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