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Venerdì, 29 Marzo 2024

Teatri in allarme, il Sistina di Roma: "Le Regioni rispondano"

Direttore Piparo: con 200 persone a sera non campiamo

Roma, 21 ott. (askanews) - La situazione è critica per i teatri italiani, soprattutto i privati che - senza finanziamenti e con numero ridotto di pubblico ammesso per le restrizioni Covid - rischiano il collasso. Lo storico Teatro Sistina di Roma non ha ripreso la sua attività. Il direttore Massimo Romeo Piparo:

"Sembra che il teatro sia una delle cose più superflue e marginale della nostra società. In realtà quando un teatro si spegne si spegne la città. Non può succedere e speriamo si possa dare maggiore importanza. Sembra che in Italia ruoti tutto intorno a ristoranti e lidi".

"La situazione è sotto gli occhi di tutti, le nostre attività hanno una grandissima difficoltà a ripartire, ovviamente prevale l'interesse nazionale sanitario, nonostante i teatri siano luoghi molto sicuri in cui adottiamo tutti i protocolli anche in maniera esagerata, ma è chiaro che la psicologia delle persone è inficiata dalla paura con questo clima di tensione nell'andare in luoghi chiusi".

"Il Sistina è chiuso, l'attività è ferma, non può essere programmata attività solita senza almeno 1.000-1.200 posti. Non ci sarebbero le economie, questo è ciò che caratterizza il teatro privato che vive di incassi, biglietti, frequentazioni.

Nell'ultimo Dpcm la capienza per i teatri al chiuso è di 200 posti. Ma le Regioni possono aumentare questa soglia. "E' assurdo pensare che un teatro come il Sistina che ha 1.600 posti può contenere, per il Covid, solo 200 posti. Posti che andrebbero parametrati alla grandezza del Teatro e ai sistemi di sicurezza che ogni teatro applica. Non può essere adottata la stessa misura per una sala da 400 posti e per una da 2000 posti. Nel Lazio sono fermi ai 200 posti al chiuso, non c'è nessuna deroga, mentre in Emilia Romagna è stata parametrata alla capienza reale dei teatri".

Piparo, che è anche presidente dell'Associazione teatri italiani privati, chiede sostegno: "Zingaretti ha ben chiare le nostre richieste, ma non è intervenuto finora. Abbiamo anche scritto al presidente Conte, siamo stati ricevuti da Franceschini, abbiamo avuto rassicurazioni ma non si sono concretizzate. Siamo ancora qui ad attendere e faremo sentire la nostra voce. "Stiamo chiedendo fortemente delle azioni fiscali di aiuto al nostro settore: bisogna intervenire sul lavoro, sulla fiscalità delle nostre aziende e creare produttori e gestori sempre più solidi affinchè si possa dare sempre più lavoro".

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