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Martedì, 30 Aprile 2024

Imbustare i ghiacciai alpini salva lo sci, non l’ecosistema

Bastano 14 euro e 90 per comprare un “ice pack” che ti fa diventare uno “snowflake”. La quale condizione ti da diritto a ricevere un certificato virtuale per aver adottato 1 metro quadrato di ghiacciaio del Presena. Che significa? Che con meno di 15 euro, puoi comprare una “borsa del ghiaccio” per diventare un “fiocco di neve”. Se nemmeno così è chiaro il concetto, saremo costretti a domare gli inglesismi e accontentarci dell’italiano per parafrasare l’offerta di Glac-UP, la start-up della Bocconi che vuole salvare i ghiacciai italiani coprendoli con dei maxi-teli di plastica. L’idea è venuta a quattro studenti dell’ateneo milanese, classe 1998, durante un Master nel campo dell’Innovazione e della Tecnologia. “Spinti anche da uno dei professori, nonché albergatore presso il Tonale”, spiega Giovanni Cartapani, i ragazzi hanno dato forma alla sostanza costituendo una s.r.l. benefit. Con la quale raccolgono le donazioni da parte degli utenti per adottare un pezzo di ghiacciaio Presena, minacciato dal cambiamento climatico, sul quale apporre - da maggio a settembre - degli enormi teli geotessili (plastica) per rallentarne lo scioglimento. Un atto d’amore per l’ambiente in salsa digitale. E se a qualcuno andassero stretti i panni del “fiocco di neve”, con 24,90 € potrebbe guadagnarsi il certificato virtuale di “eroe” (“Hero”, per chi ha studiato alla Bocconi) e raddoppiare i metri quadrati di ghiaccio impacchettato. Inarrivabile ma non troppo invece il “Super hero”, con 49,90 € e 5 metri quadrati di superficie imbustata. A questo punto però, ci vorrebbe un intero plotone di fiocchi di neve, eroi e supereroi per coprire i 120mila metri quadrati dichiarati nel progetto. Che, conti alla mano, nella peggiore delle ipotesi sarebbe chiamato a raccogliere circa un milione e ottocentomila euro. Un milione e duecentomila nella migliore. E infatti, finora è stato finanziato-adottato solo l’1,56% del ghiacciaio. Un business plan a dir poco impegnativo, anche per dei bocconiani. Che comunque sono caduti nel trappolone dei loro stessi sistemi di marketing, prestando volto e appeal della migliore generazione di Greta per sovvenzionare un’azione che sul ghiacciaio del Presena si è cominciata a fare quando loro avevano 10 anni. E’ dal 2008 che su quella vetta a tremila metri, da giugno a settembre, si stendono teloni. Perchè lì si scia. Ed evitare che il calore estivo sciolga tutta la neve invernale, scongiura costosi piani di innevamento artificiale a carico dell’industria turistica. Ed ecco che i “fiocchi di neve” assumono tutt’altro aspetto.

“Raccontare la copertura dei ghiacciai come una soluzione al cambiamento climatico è un tentativo di greenwashing per descrivere un intervento impattante sull’ambiente da molti punti di vista”. Non va molto per il sottile il Comitato Glaciologico Italiano, che in un documento spiega per filo e per segno perchè si tratta di una pratica in grado di salvare lo sci (per qualche stagione ancora) ma non gli ecosistemi. “I teloni rilasciano grandi quantità di fibre plastiche che, una volta espulse insieme all’acqua di fusione, non è ancora chiaro dove si accumulino. I ghiacciai sono vivi, con comunità ecologiche che svolgono fotosintesi e accumulano materia organica, contribuendo all’assorbimento dell’anidride carbonica atmosferica. Mantenere un ghiacciaio coperto lo renderebbe solo una placca di ghiaccio sporco impacchettato in un sudario di plastica”. Per non parlare dei costi per l’ambiente che di produzione, posa in opera e rimozione di questi materiali. “I ghiacciai si salvano solo stabilizzando il clima del Pianeta” - chiosano gli esperti - non ci sono scorciatoie”. Tana per il progetto salva-ghiacciai. Ma si può sempre riprovare con un’altra idea geniale al prossimo Master.

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