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Martedì, 30 Aprile 2024
La vicenda / Palermo

Il parroco che non accetta la bambina autistica al corso di catechismo

"Disturba e non ha consapevolezza". Questa la risposta che ha dato il prete della parrocchia Sant'Oliva a una mamma, che chiedeva di far partecipare la piccola di 7 anni: "Eppure mia figlia è scolarizzata e io ero disponibile a restare in classe con lei. La chiesa dovrebbe essere inclusiva". La replica: "Occorrono catechisti qualificati, pronto a trovare una soluzione con altre parrocchie"

La mamma vorrebbe che sua figlia di 7 anni, affetta da disturbi dello spettro autistico, frequentasse il corso di catechismo insieme al fratellino di 9. Ma il prete della chiesa - la parrocchia Sant'Oliva di corso Calatafimi, a Palermo - non accetta la bambina: "Disturba le lezioni e non ha consapevolezza, iscrivetela altrove".

La scelta di escludere la piccola dunque, non sarebbe legata a un fattore anagrafico ma alla sua disabilità. "Ma mia figlia è scolarizzata - racconta la madre a PalermoToday - e frequentare con il fratellino per lei sarebbe stato l'ideale. Mi è stato risposto dal parroco che non ha consapevolezza e che avrebbe disturbato la classe. Mi ha così indicato un'altra chiesa in zona, dove il parroco è disposto ad accogliere questi bambini. Mi chiedo però: è questa l'inclusione della chiesa che dice di accettare tutti? Avrei accettato se mi avesse detto che è piccola, d'altronde non ha neppure 8 anni, e mi avesse detto 'lasciamola crescere'. La chiesa ti deve accogliere e invece ti rifiuta". 

A rispedire le accuse al mittente, però, è lo stesso parroco di Sant'Oliva, padre Vincenzo Monaco. "Le cose non stanno affatto così - replica - la verità è semmai che bambini con queste difficoltà necessitano di catechisti qualificati. La bambina è molto piccola e come residenza appartiene a un'altra parrocchia, per il passaggio anche quando dovrebbe pronunciarsi il suo parroco (che, nel caso del fratellino però, non è stato ostativo ndr). Appartiene alla Diocesi di Monreale e non a quella di Palermo, non ha la documentazione. A che titolo la facciamo restare in classe? Serve il nulla osta, per questo non possiamo farcene carico. La bambina inoltre corre tra le aule e disturba la classe, i genitori dovrebbero stare sempre con lei. Se scappa dall'aula e si fa del male di chi è la responsabilità? Per via dell'età, infine, non ha ancora consapevolezza del sacramento. Deve avere un minimo di percezione dentro". 

La parrocchia dunque, stando alle parole del prete, dovrebbe affiancarle un catechista specializzato. "O un volontario - precisa ancora padre Monaco - ma non ce ne sono disponibili oppure dovrebbe restare con lei lo stesso genitore. Bisogna garantirgli un rapporto particolareggiato come a scuola, che hanno gli insegnanti di sostegno al loro fianco. Il problema va risolto attraverso un iter interparrocchiale. E io mi sono reso disponibile a trovare una soluzione che coinvolga altre parrocchie del territorio, come Santa Silvia e Santissima Mediatrice. Esistono chiese attrezzate per poter ospitare bambini che hanno difficoltà di questo tipo. Adesso, che il documento del vescovo vuole che il percorso di comunione si concluda dopo quattro anni, come faccio a prendermi in carico una bambina che disturba? Ognuno di noi deve avere coscienza, la famiglia le stia accanto. Noi le abbiamo aperto le porte, come abbiamo fatto con tutti gli altri. Noi siamo per l'accoglienza. Ci sono altri due casi come questo, ma lei è troppo vispa. La parrocchia, infine, deve pagare un'assicurazione per ciascun bambino che nel caso suo sarebbe più alta". 

La famiglia della bambina, di contro, si dice pronta ad affiancare la figlia durante i quattro anni di percorso. "Non credo sia un problema solo mio - conclude la madre - ed è vero che, quando abbiamo fatto una prova, lei si è alzata diverse volte. Ma mia figlia va a scuola, sa come ci si deve comportare. E' molto socievole e anche ben voluta dagli altri compagnetti. Io mi batterò per bambini speciali come lei perché non è giusto vengano messi da parte, soprattutto - conclude - dalla chiesa che si dichiara inclusiva e poi non affronta situazioni come questa". 

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