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Sabato, 27 Aprile 2024
L'intervista

Il clima spaventa l’Italia: "Siamo in prima linea, il Mediterraneo è uno dei posti che si sta scaldando di più"

I cambiamenti climatici e le sue dirette conseguenze sono tra le principali preoccupazioni ambientali degli italiani. Un problema che ci riguarda da vicino, come spiegato a Today da Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia: "Stiamo vedendo le conseguenze, lunghi periodi di siccità e violente alluvioni". Ma le soluzioni ci sono

Lunghi periodi di siccità, poi inondazioni e nubifragi. Un clima che cambia e che mostra le conseguenze di questa evoluzione con tutta la sua potenza, causando anche danni e vittime, come avvenuto lo scorso mese in Emilia Romagna.  Secondo i risultati dell’indagine "Le emergenze ambientali e il rischio di estinzione secondo gli italiani", realizzata da AstraRicerche per Greenpeace Italia, l’emergenza che preoccupa maggiormente gli italiani è quella legata ai cambiamenti climatici (20,9%), seguita dai suoi effetti più immediati ed evidenti, come siccità e inondazioni (17,4%). Quasi quattro italiani su dieci temono le conseguenze del clima, seguite dall'inquinamento dell'aria (10,8%) e dell'acqua (8,9%), altri due fattori che contribuiscono ad accelerare i cambiamenti climatici e peggiorare la situazione. 

La paura dei cambiamenti climatici

Una preoccupazione, quella degli italiani, tutt’altro che mal riposta, visto che il nostro Paese è tra quelli "in prima linea" in questa battaglia per la salvaguardia del pianeta, come spiegato a Today da Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia: "La ricerca sulla percezione degli italiani ci conferma che le preoccupazioni ambientali riguardano ai cambiamenti climatici e le sue conseguenze sono al primo posto. L’Italia è uno dei luoghi in cui questi effetti si stanno notando maggiormente: monitorando le temperature dei nostri mari, abbiamo scoperto che il Mediterraneo è uno dei posti che si sta scaldando di più. Inoltre, abbiamo visto quest’anno dei periodi di siccità prolungata e anche il rovescio della medaglia, eventi alluvionali di grande intensità, che in poche ore scaricano sul territorio lo stesso quantitativo d’acqua che cadrebbe in settimane. Stiamo notando una maggiore sensibilità tra gli italiani, soprattutto tra i giovani".

L'Italia in prima linea

"Perché siamo messi male? - ha aggiunto Onufrio - Perché il cambiamento climatico che stiamo osservando, e che se non interveniamo potrebbe diventare incontrollabile, ha modificato la circolazione atmosferica nel Mediterraneo. Prima il clima era mite, regolato dall’anticiclone delle Azzorre, con i fenomeni perturbati che arrivavano da ovest. Adesso la circolazione è cambiata, l’anticiclone africano fatica a stabilizzarsi e attira aria fredda dal Nord, che durante il suo tragitto si carica d’acqua. Un importante climatologo ha spiegato che l’Italia si trova in una sorta di ‘pungiball 'climatico, con perturbazioni che arrivano da ogni direzione. Anche prima c’erano, ma adesso sono più frequenti e intense, a volte anche distruttive".

La salute degli oceani

Un ruolo chiave in questa grande battaglia per la salute del pianeta è svolto dai nostri oceani, come sottolineato dal direttore di Greenpeace Italia: "Un respiro su due fatto da un essere umano è legato all’ossigeno prodotto dal mare e dalle foreste. Il riscaldamento globale sta causando un aumento delle temperature delle acque superficiali e profonde, con gravi conseguenze sul mantenimento della loro biodiversità, particolarmente evidenti in un bacino semi chiuso come il Mediterraneo, che negli ultimi 50 anni ha perso circa il 41% dei mammiferi marini che ne facevano parte. La scorsa estate sono state registrate anomalie termiche, positive di circa 2 gradi Centigradi, sia a Portofino che sul versante settentrionale dell'Isola d'Elba, con temperature superficiali che hanno raggiunto, e in alcuni casi superato, i 27 gradi. Dati allarmanti che continuiamo a osservare. In questo momento è in corso il tour ‘C'è di mezzo il mare’ che documenta la biodiversità e la fragilità dell'ecosistema marino e denunciare i crescenti impatti della crisi climatica e dell'inquinamento da plastica. Siamo stati da poco a Salerno e adesso faremo rotta verso San Felice Circeo, dove effettueremo la pulizia della spiaggia, poi il viaggio proseguirà verso Nord. Oltre a sensibilizzare - ha aggiunto Onufrio - in queste spedizioni facciamo diverse attività in collaborazioni con le aree marine protette. Con l’aiuto di un team di ricercatori del Cnr di Genova analizziamo la temperatura nel Mediterraneo, poi monitoriamo l’inquinamento di plastiche e microplastiche e teniamo sotto osservazione la presenza dei cetacei nei nostri mari". Salvaguardare la nostra acqua vuol dire evitare che queste minacce riescano a compromettere uno dei più ricchi polmoni del nostro pianeta.

Un dato di fatto, come spiegato da Giuseppe Onufrio a Today: "Attraverso le nostre ricerche abbiamo documentato che nelle zone in cui il mare viene maggiormente protetto esiste una maggiore resistenza ai cambiamenti climatici. La tutela delle acque è un elemento fondamentale per combattere questi cambiamenti".

Tutte le possibili soluzioni

Ma cosa possiamo fare? Come si può invertire questo processo prima che sia troppo tardi? "Bisogna cambiare strada - ha spiegato il direttore di Greenpeace Italia - e agire subito su alcuni elementi: ridurre le emissioni di anidride carbonica, che sono quelle che hanno messo 'la febbre' al nostro pianeta, allontanarci dall’uso dei combustibili fossili, smettere di distruggere le foreste e anzi, tutelarle, oltre a seguire una dieta mediterranea con più vegetali e meno carne rossa.  Il passaggio alla mobilità elettrica può essere d’aiuto nell’addio ai combustibili fossili. Inoltre, l’energia che costa meno è quella solare e con degli impianti efficienti potremmo soddisfare la richiesta di energia elettrica producendola a impatto zero, creando anche molti posti di lavoro. La tecnologia esiste, ma su questo piano l’Italia è molto indietro rispetto al resto del mondo".

Ma l’impegno e la buona volontà dei cittadini non bastano, serve anche l’intervento della politica: "È in atto una rivoluzione, ma è necessario fare delle scelte industriali e politiche per consentire questo cambio. Le persone devono anche essere messe in condizione di fare la scelta giusta e semplificare la trasformazione. Sarebbe inutile se tutti avessero un’auto elettrica e nelle città non ci fossero le colonnine di ricarica. Il nostro Paese è tra i peggiori d’Europa per l’inquinamento dell’aria, ma grazie a vento e luce potremmo ottenere enormi vantaggi per la salute, nostra e del pianeta".

"Non per beneficenza ma per sopravvivenza" è la campagna lanciata da Greenpeace per chi decide di devolvere il 5 per mille all’Organizzazione, una quota dell’imposta Irpef che ogni cittadino può scegliere di destinare a un ente che svolge attività di interesse sociale, e che in questo caso andrebbero a sostenere le attività di Greenpeace in difesa degli oceani e delle foreste, e contro la crisi climatica. "Non siamo messi bene ma ce la possiamo fare - ha concluso Onufrio - Bisogna invertire la rotta, perché se non lo facciamo rischiamo di ritrovarci davvero in difficoltà: è un po’ questo il messaggio della nostra campagna. Abbiamo visto con i nostri occhi cosa significa, proteggere la natura e il mare, aumentare le aree verdi e non il cemento, sono tutte soluzioni che abbiamo e che possiamo applicare. È vero che parlare di questi temi in un momento in cui è in atto una guerra rende tutto più difficile, ma dobbiamo capire che se esiste un vero nemico dell’umanità, è il riscaldamento globale". Agire subito se vogliamo sopravvivere, il concetto sembra abbastanza chiaro. Su un'altra cosa, invece, non c'è alcun dubbio: la Terra può andare avanti senza di noi. Ma noi senza la Terra no.

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