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Sabato, 27 Aprile 2024
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Il coronavirus si trasmette nell'aria? Sì, anzi forse

I Cdc statunitensi hanno aggiornato le linee guida anti contagio salvo poi ritrattare la nuova versione che definiva il Sars-Cov-2 come "aereo"

Il coronavirus si trasmette nell'aria o soltanto se si viene a stretto contatto con persone contagiate? I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno aggiornato le linee guida notificando come il coronavirus possa diffondersi "attraverso goccioline respiratorie o piccole particelle", che vengono prodotte anche quando una persona respira. Insomma, anche mediante un aerosol di particelle di millesimi di millimetro presenti nell’aria.

In precedenza, la pagina affermava che la diffusione del contagio da Covid-19 fosse determinato solo dal "contatto stretto" con un contagiato dal momento che il virus può essere veicolato dalle goccioline respiratorie (droplet) prodotte da un colpo di tosse, uno starnuto o (a minor distanza) dal vapore acqueo emesso da una persona che parla. Goccioline che, se inalate, possono causare l'infezione da Covid-19.

I Cdc hanno poi rapidamente rimosso l’aggiornamento lunedì 21, spiegando che sono ancora al lavoro per la revisione delle linee guida sul tema e che per errore era stata pubblicata una bozza prematura. Ancora infatti non si sa ancora quanto sia pericolosa la trasmissione per aerosol, ovvero quanto tempo rimarrebbero sospese e attive le particelle virali una volta in aria. Si ipotizza che le particelle airborne possano rimanere sospese nell’aria e viaggiare oltre 1 metro e 80 centimetri soprattutto in ambienti interni che non hanno una buona ventilazione.

Attualmente sulla pagina dedicata si legge che "una versione della bozza con dei cambiamenti proposti per queste nuove raccomandazioni è stata pubblicata per errore sul sito ufficiale dell’Agenzia. I Cdc stanno attualmente aggiornando le raccomandazioni riguardo alla trasmissione airborne del Sars-Cov-2. Una volta che questo processo sarà completato la modifica sarà pubblicata".

coronavirus cdc-2

Il tema della trasmissione airborne del Sars-Cov-2 è stato più volte ripreso dagli scienziati e non solo. Lo scorso luglio 239 scienziati hanno inviato una lettera aperta all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) evidenziando la possibilità che il contagio possa avvenire tramite la dispersione di goccioline infette nell’aria. La risposta, seppur molto cauta, dell’Oms è arrivata: gli esperti hanno confermato che ci sono prove emergenti della trasmissione aerea del nuovo coronavirus.

Droplet e aerosol, le differenze

Per capire bene la grande differenza che scaturisce da queste affermazioni bisogna ricordare che le goccioline di saliva, droplet di dimensioni maggiori di 5 millesimi di millimetro si emettono quando parliamo, tossiamo o starnutiamo e possono raggiungere l’interlocutore solo a breve distanza (1-2 metri).

Il bioaerosol è emesso durante la respirazione e parlando, generalmente assume dimensioni più piccole (meno di cinque micrometri) e può rimanere in sospensione per tempi maggiori.

A oggi tuttavia non c’è una risposta chiara e univoca sulla possibilità che il coronavirus rimanga nell’aria, si diffonda e infetti tramite l'aerosol. Certo è che all'aperto il contagio sia meno probabile piuttosto che in attività al chiuso. Nei fatti il coronavirus è ancora tutto da studiare come hanno dimostrato le ultime ricerche che hanno mostrato come il contagio attraverso le superfici sia un episodio statisticamente improbabile.

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