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Sabato, 27 Aprile 2024
La vicenda / Brescia

Denuncia il marito per maltrattamenti, il pm chiede l'assoluzione: "Fatto culturale"

L'uomo è originario del Bangledesh. La procura aveva già chiesto l'archiviazione del procedimento, negata però dal Gip

È stato denunciato dalla moglie per presunti maltrattamenti in famiglia, ma il pm ne ha chiesto l'assoluzione in quanto i reati contestati sarebbero stati determinati (anche) dalla sua cultura di origine. Il caso è quello di una donna di 27 anni, originaria del Bangladesh ma in Italia da quando aveva 4 anni, che sarebbe stata costretta dalla famiglia a sposare un cugino, anche lui bangladese, finendo per passare una vita da semi-reclusa. Fino a quando, nel 2019, ha deciso di denunciare l'uomo per maltrattamenti fisici e psicologici. E poi di separarsi. Come riporta "Il giornale di Brescia" (l'articolo è firmato da Andrea Cittadini), già una volta la procura aveva chiesto l'archiviazione del procedimento, negata però dal Gip che invece aveva ordinato l'imputazione coatta dell'uomo. 

Il processo, in corso a Brescia, si concluderà a ottobre, ma nel corso del dibattimento l'accusa ha ribadito la richiesta di assoluzione. A far discutere sono soprattutto le parole usate dal pubblico ministero. Che riportiamo di seguito: "I contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell'odierno imputato sono il frutto dell'impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l'uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine".

Le conclusioni del pm sono state duramente contestate dalla presunta vittima che ha raccontato il suo calvario al 'Giornale di Brescia': "Potevo solo uscire quando c'erano serate con le mogli degli altri ed ero costretta a indossare abiti islamici. Non potevo dire nulla, oppormi a queste situazioni, altrimenti ricevevo urla, insulti e botte". Secondo la donna la cultura "non può essere una scusante come dice il pm" e chi vuole sostenere "certe pratiche culturali in Italia" deve prima "assicurarsi che non vada contro la legge". 

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