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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'accaduto / Torino

Detenuta si lascia morire di fame in carcere: "Voleva stare vicina al figlio"

Tiene banco il caso di Susan John, la donna nigeriana di 43 anni deceduta nel penitenziario delle Vallette, a Torino. Poche ore dopo la tragedia, nella stessa struttura, si è tolta la vita un'altra detenuta. La visita del ministro Nordio e la denuncia di Antigone: "Cinismo e stanchezza"

"Voleva solo stare vicina a suo figlio". Sarebbe questa la motivazione che ha spinto Susan John, nigeriana di 43 anni, a lasciarsi morire di fame nel carcere delle Vallette, a Torino. Dal 22 luglio scorso la donna avrebbe rifiutato di mangiare e di bere, rifiutando qualsiasi tipo di nutrizione, idratazione o altra terapia. Sul caso il pm Delia Boschetto della procura di Torino ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato né indagati, e ha disposto l'autopsia. La donna era assistita dagli avvocati Wilmer e Manuel Perga. Sempre nello stesso penitenziario, a poche ore di distanza, un'altra donna, in questo caso italiana di 28 anni, è stata trovata morta in cella dopo essersi tolta la vita. Due suicidi in poche ore. Una circostanza che ha convinto il ministro Nordio a visitare oggi il carcere delle Vallette. 

Il ministro ha ricordato le due donne morte e ha detto: "La mia visita non è un'ispezione, ma è un atto di vicinanza. Ogni suicidio in carcere ci angoscia. Bisogna garantire l'umanità. Puntiamo a una detenzione differenziata". Nordio è stato poi contestato da un gruppo di detenuti al grido di "libertà, libertà". 

La morte di Susan John

Le circostanze che hanno portato al decesso di Susan John sono ancora tutte da verificare, anche se sul gesto volontario sembrano esserci pochi dubbi. L'avvocato Manuel Perga, legale della donna, ha affermato che dalle prime informazioni "sembra che si sia verificato un crollo psicofisico cui non è stata prestato sufficiente attenzione. Per questo sono perplesso. E arrabbiato. Vedremo gli sviluppi". L'autopsia verrà effettuata lunedì. "Sono rammaricata, ma dal carcere non ci sono mai giunte segnalazioni relative al caso di questa persona" ha fatto sapere Monica Cristina Gallo, garante comunale per i diritti dei detenuti a Torino. Nella sua visita in carcere Nordio ha fatto sapere che "non si è trattato di sciopero della fame o di opposizione al governo".

Antigone: "Voleva stare vicina alla figlia"

La donna scontava una pena per reati contro l'immigrazione clandestina fino al 2030. Lei si diceva innocente. Secondo Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone, "voleva solo avere l'opportunità di stare vicina a suo figlio di 4 anni affetto da autismo", ma "non si è trovata altra forma di sostegno che non recluderla in un reparto psichiatrico". "Cinismo e stanchezza purtroppo dirigono la vita in carcere" ha detto Gonnella all'Adnkronos.

"Tre donne morte nel carcere di Torino nel giro di poco più di un mese è allarmante" ha aggiunto. "Non si risolve però il tutto andando a colpire gli operatori di base come fossero capri espiatori. Bisogna rivoluzionare un sistema, quello carcerario, afflitto da una visione pre-moderna. Bisogna aumentare i rapporti con l'esterno, rendere quotidiane le telefonate, assicurare anche d'estate vita nelle sezioni. La pena è la reclusione in carcere non la reclusione in cella, dove a volte le persone sono costrette a stare, in ambienti disadorni e malmessi anche 20 ore su 24". 

Cucchi: "Tragedia che non può essere tollerata"

Sulla vicenda vanno infine registrate le parole della senatrice Ilaria Cucchi: "Questa è una tragedia che non può essere tollerata in un Paese che si professa civile e democratico. Una morte di cui comunque è responsabile lo Stato che aveva in custodia la vita della vittima. Non capisco cosa c'entrano in questo i sindacati degli agenti. Chiedo venga fatta chiarezza anche per questo".

Dove e come chiedere aiuto

Parlare di suicidio non è semplice. Se stai vivendo una situazione di emergenza puoi chiamare il 112. Se sei in pericolo o conosci qualcuno che lo sia puoi chiamare il Telefono Amico al numero 02 2327 2327 (servizio attivo tutti i giorni dalle 10 alle 24), oppure puoi metterti in contatto con loro attraverso la chat di Whatsapp al numero 345 036 1628 (servizio attivo tutti i giorni dalle 18 alle 21). Altrimenti puoi rivolgerti a Samaritans onlus al numero 06 77208977 (costi da piani tariffari del tuo operatore), un servizio attivo tutti i giorni dalle 13 alle 22.

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