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Sabato, 27 Aprile 2024
La situazione

Influenza, in aumento i ricoveri in terapia intensiva per polmoniti gravi

L'allarme lanciato da Giovanni Migliore, presidente della Fiaso: "La pressione sugli ospedali non accenna a diminuire. Stiamo purtroppo vedendo polmoniti gravi non dovute all'infezione da Covid". Bassetti: "La peggiore stagione degli ultimi 15 anni"

Mentre sono in calo i ricoveri da Covid, a preoccupare i medici quest'inverno sono i virus influenzali. Oltre un milione di italiani sono stati messi a letto a causa dei virus respiratori, più di un terzo colpiti dalla "classica" influenza. Una situazione confermata da Giovanni Migliore, presidente della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere): "Si conferma ormai la discesa dei ricoveri Covid, ma la pressione sugli ospedali non accenna a diminuire per via dell'influenza. Stiamo purtroppo vedendo polmoniti gravi non dovute all'infezione da Covid, ma alle conseguenze dell'influenza anche nelle terapie intensive. Dobbiamo essere ancora prudenti perché nelle prossime settimane vedremo anche sugli ospedali gli effetti della riapertura delle scuole".

Influenza, aumentano le polmoniti virali in terapia intensiva

A preoccupare gli anestesisti è soprattutto l'aumento dei casi che finiscono in terapia intensiva: "Abbiamo nelle terapie intensive un incremento significativamente discreto di polmoniti virali non Covid - ha spiegato  Alessandro Vergallo, presidente del sindacato degli anestesisti e rianimatori Aaroi-Emac -, un aumento che sta mettendo in minoranza i casi Covid ricoverati nei reparti. Queste polmoniti virali non Covid sono legate al maggior impatto dell'influenza su una popolazione meno coperta dal vaccino. Nella stragrande maggioranza chi entra in rianimazione con questo quadro clinico da polmonite non Covid ha un esito positivo e viene dimesso dalla terapia intensiva. È chiaro però che questa recrudescenza sta creando non pochi problemi ai pronto soccorso che si ritrovano intasati da casi mediamente gravi". "Il Covid lascia il posto all'influenza - ha aggiunto - ma la pressione sugli ospedali non accenna a diminuire" e "in terapia intensiva" finiscono pazienti con gravi polmoniti virali. Ci siamo concentrati con una maggiore attenzione sulla vaccinazione Covid che, seppur non ha comportato un'adesione massiccia, ha però distratto soprattutto nella fascia over 65 dalla vaccinazione per l'influenza. Diciamo che la scarsa adesione alla prima ha agito di riflesso anche sulla seconda, o almeno è quello che abbiamo visto noi clinici".

Si tratta della peggiore stagione influenzale degli ultimi 15 anni, come confermano i dati mostrati su X (ex Twitter) da Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova: "Come si può vedere dal grafico è la stagione peggiore influenzale degli ultimi 15 anni - ma anche nei precedenti 15 non si era visto nulla di simile. Unica differenza rispetto al passato? Lo avevamo ampiamente previsto e avevamo in guardia gli italiani, molti dei quali (la maggioranza) hanno preferito fare orecchie da mercante".

In calo i casi Covid

Come detto, l'influenza ha di fatto preso il posto del Covid. I contagi registrati in Italia nell'ultima settimana sono stati 21.086 (-45,5%) con un'incidenza di 36 casi per centomila abitanti, quasi dimezzata rispetto ai 66 per 100mila della settimana precedente. Un dato che potrebbe ancora risentire in parte dei minori tamponi eseguiti durante le feste, segnate da un'esplosione dei casi di influenza. In diminuzione anche il numero dei ricoveri:l'occupazione dei posti letto in area medica è pari a 8,2% (5.131 ricoverati), in diminuzione rispetto alla settimana precedente (10,1%). In riduzione anche l'occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,4% (213 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (2,8%). Si legge nella bozza del report settimanale di monitoraggio di ministero della Salute e Iss. Scende anche l'Rt a 0,75 (era 0,82). Tra le regioni, l'incidenza più elevata è quella del Lazio (61 casi per 100.000 abitanti), mentre la più bassa è quella della Sicilia (5 casi per 100.000 abitanti).

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