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Sabato, 27 Aprile 2024
nuovi limiti

Ora il governo pensa ai porno: servirà un'app per guardarli

Allo studio le modalità per verificare l'età di chi guarda video pornografici, l'Italia segue l'esempio della Francia ma ci sono dubbi su privacy e dati sensibili: le novità

Il governo Meloni sta pensando a un blocco dei siti pornografici per i minori di 18 anni. La misura è allo studio dalla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, che risponderebbe così agli appelli trasversali sul tema: da Don Patriciello, parroco di Caivano, a Rocco Siffredi, icona del cinema a luci rosse italiano. Ci sono dubbi legati alla privacy e alla condivisione dei dati con le piattaforme che offrono questi "servizi", ma nel progetto del governo gli under 18 non potranno accedere ai siti porno, con delle permissioni: vediamo quali.

Il blocco informatico per i siti porno e l'app: il piano di Roccella

Il piano della ministra Roccella prevede un blocco informatico dei siti pornografici per i minorenni. "Non una censura, ma una tutela dei minori", spiega la ministra. Tuttavia, lo stop sarebbe parziale, perché lascerebbe fuori chat e social. Il provvedimento riguarderebbe infatti solo i siti con video porno, con il rischio che il grosso del traffico si sposti dove non ci sono limitazioni di età. Ma non è semplice arrivare a una misura simile.

La sola via praticabile, indicata anche dal Garante per la privacy, la annuncia la stessa Roccella: "La certificazione dell'età tramite terzi". Quando si accede a un sito porno l'unico tipo di "controllo" è una dichiarazione spontanea: di solito compare solo una domanda: "Sei maggiorenne?". Se si dichiara un'età pari o maggiore di 18 anni il sito è accessibile, altrimenti l'accesso si blocca. Un meccanismo semplice da aggirare.

"L'autocertificazione serve - dice Roccella - Bisogna affidarsi a criteri oggettivi. Dobbiamo rendere i siti responsabili della certificazione dell'età ma senza affidare loro i dati degli utenti. Ci serviremo di servizi terzi che dovranno monitorare l'applicazione della legge".

In pratica, secondo Guido Scorza, componente dell'Autorità garante per la tutela dei dati personali, "le piattaforme di materiale pornografico si dovranno affidare a pagamento a 'terze parti fidate', ovvero app specializzate solo ed esclusivamente nell'accertamento dell'età degli utenti. Attraverso documenti, intelligenza artificiale o questionari, queste app sono in grado di stabilire se chi vuole accedere a un video porno è maggiorenne o minorenne, concedendo dunque o meno il via libera senza fornire altri dati", racconta. Diverse di queste app esistono già, come "Yoti", una delle più usate al momento.

In teoria ci sarebbero anche altre strade: lo Spid, la carta di identità digitale o l'inserimento direttamente nella piattaforma di un documento. Ma a questo punto subentrerebbe il rischio di mettere in mano ai gestori delle piattaforme dati riservati.

L'esempio della Francia e il precedente del Texas

Da metà novembre, come prescritto dall'Agcom, ha i suoi limiti: funziona solo se attivato ed è facilmente aggirabile con le stesse modalità dell'autodichiarazione sui siti: "Non basta - dice Roccella -. Le famiglie lo conoscono poco e non lo usano. Da un lato dobbiamo cercare di renderlo scontato, come i seggiolini con l'allarme incorporato nelle auto. Dall'altro dobbiamo lavorare sul blocco dei siti".

E la soluzione di affidare a terzi, come un app specializzata, la verifica dell'età è la stessa che sta seguendo la Francia. Fuori dall'Europa ci sono anche altri casi: lo stato della Louisiana, ad esempio. Il Texas, invece, segna un precedente per la gestione dei dati: la corte distrettuale ha infatti da poco bloccato la legge sulla verifica dell'età per accedere ai siti per adulti, per ragioni di privacy e sicurezza. E pure l'Australia ha appena deciso di bocciare una proposta simile per vietare i video porno ai minorenni, sostituendola con su una campagna di sensibilizzazione. 

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