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Domenica, 28 Aprile 2024
Il dossier

Violenza sulle donne, così l'Italia tradisce la convenzione di Istanbul

I primi dati dai Cam (Centri per uomini maltrattanti) sono positivi ma l'Italia non investe nella prevenzione

I risultati che arrivano dai Centri di ascolto per uomini maltrattanti (Cam) sono incoraggianti. Lo dicono i numeri, che si riferiscono all’esperienza della Regione Toscana e quella del Protocollo Zeus, messo in campo dalla Questura di Milano. Questo si legge nella relazione sui “Percorsi trattamentali per uomini autori di violenza nelle relazioni affettive e di genere”, votata all’unanimità (211 voti favorevoli) dall’Aula del Senato lo scorso 25 maggio. Da Palazzo Madama arriva l’ok al lavoro di indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. Tuttavia oggi i Cam sono come delle cattedrali nel deserto: non sono messi a sistema e non vengono finanziati. Così l’Italia tradisce la convenzione di Istanbul, documento del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta contro la violenza sulle donne. Si continuano ad inasprire le pene ma senza investire nella prevenzione, l'unica arma per fermare la mattanza di un Paese in cui, negli ultimi sei mesi, sono statea ammazzate oltre cinquanta donne

Le criticità dei Cam (Centri di ascolto per uomini maltrattanti)

Il lavoro vede come relatrici le senatrici Alessandra Maiorino del Movimento 5 Stelle e Donatella Conzatti di Italia Viva e nasce dalla convinzione che un uomo violento non sia dato per perso. Un uomo violento si può aiutare a cambiare. Sarebbe questa la vera chiave di volta per prevenire definitivamente la violenza di genere e abbattere un fenomeno strutturale, che non può essere eradicato con il solo aumento delle pene detentive e l’aggravamento delle misure cautelari a carico degli indagati. Il problema è che i Cam in Italia sono in una condizione di elevata arretratezza. Ma quali sono i problemi?

  • Livello di strutturazione del sistema.
  • Presenza sul territorio nazionale.
  • Sinergia con altre istituzioni impegnate nel contrasto alla violenza di genere.
  • Finanziamenti.

Il primo punto è che questi centri esistono grazie alla buona volontà di chi li gestisce, per cui, si legge nella relazione, “possono essere realtà che, senza la dovuta esperienza e qualifica, si organizzano rapidamente approfittando dell’opportunità di un mercato”, dunque anche a discapito della qualità dell’offerta del servizio. La seconda criticità riguarda la presenza eterogenea sul territorio nazionale (quasi tutti al centro e nord Italia), creando una disparità di accesso al servizio e contribuendo al divario fra Nord e Sud. I Cam inoltre non lavorano in sinergia con altre istituzioni del territorio. Infine non godono di sufficienti finanziamenti da parte dello Stato. Per questo la legge di bilancio per l’anno 2022 prevede sette milioni di euro da investire nel “Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità”.

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Eppure ci sarebbero esempi virtuosi in Europa. In Norvegia il sistema di welfare prevede specifici programmi formativi sul tema della gestione della rabbia, rivolti agli operatori di vari consultori e centri specializzati, con un occhio di riguardo a detenuti per reati legati alla violenza domestica, con corsi in carcere e un sistema di accompagnamento nel periodo successivo alla detenzione.  

L’esperienza italiana: la Regione Toscana e il protocollo Zeus

Ma qual è il quadro italiano? I Centri dedicati agli uomini violenti sono circa quaranta. La relazione ci dice che “nel 2017 solo 726 uomini in tutta Italia hanno preso parte ad un percorso”. A livello locale ci sono due esperienze: quella della Regione Toscana e quella del Protocollo Zeus. Nel primo caso, la Regione Toscana ha pubblicato un report nel 2020, in cui si dà conto di una crescita progressiva del numero di uomini disponibili ad essere aiutare. Nel 2019 si contano 211 accessi: quasi la somma del totale dei tre anni precedenti. 

La seconda esperienza vede protagonista la Divisione anticrimine della Questura di Milano, dove il Questore informa la persona ammonita della possibilità di sottoporsi ad un programma di prevenzione organizzato dai servizi del territorio. Qui si contano 429 persone ammonite dall’inizio del progetto (2018) al 2021. Di queste, 381 sono state invitate a presentarsi a colloquio in uno dei centri di ascolto del capoluogo lombardo. Se ne sono presentate 300. Di queste, i recidivi sono il 9,6% (29 persone). Tra i soggetti invitati ma non presentatisi al colloquio (81 persone) la percentuale dei recidivi è del 19,75% (16 persone): il doppio rispetto a chi ha intrapreso il percorso trattamentale. 

Centri uomini maltrattanti Cam Italia-2

Per questo è necessario andare avanti con il lavoro in Commissione Giustizia del Senato, dove sono presenti due ddl, uno a firma Maiorino (M5s) e uno Conzatti (Iv). Quella della pentastellata punta a istituzionalizzare i Cam, potenziando l’istituzione dell’ammonimento del Questore che, anche senza querela formale, può ammonire un presunto uomo violento e indicargli un Cam a cui rivolgersi. La proposta della senatrice di Italia viva prevede invece l’istituzione di Cam direttamente negli enti locali, prevedendo un fondo per il finanziamento e “regole per la ripartizione delle risorse a tal fine previste in capo al Ministro delegato per le pari opportunità”. 

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