Il TFR è di norma un guadagno posticipato nel tempo, perché viene corrisposto dal datore di lavoro solo al momento in cui il rapporto di lavoro termina. Il lavoratore può però chiederne l’anticipo. Ecco come.

L’anticipo del TFR è consentito solo per determinate spese che il lavoratore si trovi ad affrontare ed in ogni caso non può avere un importo superiore al 70% del TFR accumulato al momento della richiesta. Le spese per le quali è consentito chiedere l’anticipo sono:

-     spese sanitarie per interventi straordinari riconosciuti dalle strutture sanitarie pubbliche o private;

-     acquisto della prima casa per sé o i figli (se si è in comunione dei beni la richiesta di anticipo è consentita anche se la spesa viene condivida col coniuge);

-     spese sostenute in caso di congedo facoltativo per maternità, dal momento che la lavoratrice percepisce un reddito ridotto al 30%;

-     spese durante i congedi per la formazione extralavorativa o per la formazione continua.

Può chiedere l’anticipo del TFR chi abbia almeno 8 anni di anzianità lavorativa ma il datore può derogare a questa soglia. Il datore può però anche rifiutare di accogliere la richiesta, anche di chi abbia almeno 8 anni di anzianità lavorativa, nel caso in cui l’anticipo del TFR sia già stato richiesto dal 10% del lavoratori aventi diritto o comunque dal 4% dei dipendenti in azienda.

L’anticipo del TFR non può essere chiesto se l’azienda è in stato di crisi dichiarato né se sia già stato chiesto e ottenuto una volta in precedenza (da parte dello stesso datore di lavoro).

A richiesta, il TFR può essere liquidato in busta paga ogni mese. ma in questo caso, esso soggiace alla tassazione ordinaria e non a quella specifica prevista per il TFR accantonato. E il lavoratore perde, ovviamente,  la buona uscita alla fine del rapporto di lavoro.