ll rapporto "Taxing Wages” dell’Ocse, l’Organizzazione per la collaborazione e lo sviluppo economico, ha messo a confronto il cosiddetto “cuneo fiscale” (oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori) nei Paesi dell'area Ocse (i Paesi sviluppati in sostanza). L’Italia è risultata tra gli Stati più esosi rispetto alla busta paga dei lavoratori.

L'Italia è il terzo Paese dell'Ocse per peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro nel 2017, dietro a Belgio (53,7%) e Germania (50%) e davanti a Francia (47,6%) e Austria (47,4%). Nel 2016 si collocava in quinta posizione.

Tasse e i contributi sociali si sono attestasti al 47,7% per i lavoratori single, un valore più elevato rispetto alla media Ocse del 35,9% (dato in ribasso dello 0,13% rispetto a un anno fa). Nel 2017 in Italia la tassazione sui redditi è salita di 0,06 punti, i contributi a carico del lavoratore di 0,02 punti, mentre sono calati di 0,17 punti i contributi a carico del datore di lavoro. 

Le tasse sul reddito del lavoratore in Italia incide per il 16,5% sul cuneo contro una media Ocse del 13,5% mentre i contributi a carico del lavoratore pesano per il 7,2% (la media Ocse è dell’8,2%). I contributi sociali pagati dalle aziende concorrono al dato complessivo del cuneo (47,7%) con il 24%, la quarta percentuale più elevata tra i 35 Paesi Ocse, dopo Francia (26%), Repubblica Ceca (25,4%) ed Estonia (25,3%), a fronte di una media Ocse del 14,2%, inferiore di 10 punti. 

Il costo totale del lavoro in Italia ammonta a 56.980 dollari secondo i calcoli dell’Ocse a parità di potere d’acquisto (cioè usando una misurazione e un’unità di misura che consenta di superare il diverso valore delle monete nazionali). L’Italia si conferma al 17esimo posto tra i Paesi avanzati, a fronte di una media di 51mila dollari. Al primo posto c’è la Germania con quasi 76mila dollari, davanti a Svizzera (75.245 dollari) e Belgio (75.220).