Fornitori saldati dopo 104 giorni, da PA pagamenti in arretrato per oltre 30 miliardi
Fare affari con la pubblica amministrazione è un pessimo affare, secondo quanto segnala la Cgia di Mestre.
La pubblica amministrazione italiana paga ben oltre 30 giorni i propri fornitori e trasgredisce ampiamente il termine (30 giorni, appunto, per pagare i propri creditori che possono salire a 60 per alcune tipologie di forniture, come quelle sanitarie) stabilito dalla normativa europea.
I pagamenti arrivano in media dopo 104 giorni con un ritardo in crescita rispetto all’anno scorso, quando arrivavano dopo 95 giorni.
L’Italia non è l’unico Paese della Ue a trasgredire i tempi, ma la sua amministrazione pubblica è la più lenta a ottemperare ai propri obblighi: in Spagna e in Francia ci vogliono rispettivamente 56 e 55 giorni per liquidare i fornitori, in Germania 33 (anche qui si registrano ritardi in crescita), nel Regno Unito 26.
L’arretrato da saldare alle imprese supera i 30 miliardi e, fa presente Paolo Zabeo (coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia) «sebbene da almeno 3 anni chi lavora per il pubblico ha l'obbligo di emettere la fattura elettronica, ancora adesso il sistema informatico messo a punto dal ministero dell'Economia non è in grado di stabilire a quanto ammonta complessivamente il debito commerciale della nostra Pa». «Molti enti pubblici (almeno il 40% del totale) - aggiunge sulla base di dati della Ragioneria generale dello Stato - usano mandati di pagamento cartacei, non consentendo al ministero dell'Economia di certificare i ritardi e le somme non ancora liquidate».