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Domenica, 28 Aprile 2024
Famiglia creativa

Il graffio

Famiglia creativa

A cura di Orione Lambri

Il libro di Vannacci e l'irresistibile tentazione di farci del male

22mila copie vendute in tre giorni, dopo lo scoop di Repubblica che ne ha svelato l'esistenza al mondo: il libro di Roberto Vannacci sta bruciando ogni record sulle classifiche di Amazon ed è il libro più venduto d'Italia. È in partenza il tour di presentazione, ora che il generale ha più tempo libero e c'è da scommettere che a breve si farà sotto un maschio editore per renderlo disponibile in libreria.

Si tratta infatti di un'autopubblicazione, cioè di un libro senza editore che l'autore ha deciso di dare alle stampe tramite Amazon: una pratica diffusa tra chi non trova o non cerca o vuole essere libero di avventurarsi sul mercato editoriale senza lacci e lacciuoli. Tutto bene, ma numeri di questo genere sono più unici che rari perché – oltre al supporto editoriale puro (editing, impaginazione, grafica di copertina, tutela legale, ecc.) – un editore solitamente garantisce quella visibilità che serve al volume per presentarsi al mondo.

Prima chi se lo filava Vannacci?

Già perché prima chi se lo filava, Vannacci? Pure chi ora lo difende, per lucrare un angolo di sole in mezzo allo scandalo di fine estate, come il buon Rizzo che ammette di aver scoperto adesso che il generale a suo tempo denunciò l'utilizzo dell'uranio impoverito davanti alla commissione parlamentare. Forse per questo l'hanno piazzato nello scantinato dell'istituto geografico militare e ora pare non gli freghi granché di esser stato messo alla porta. Meglio una tournée trionfale in giro per l'Italia e la corte spietata al nuovo D'Annunzio, da parte della destra in cerca di autore, avrà pensato. Come dargli torto?

Forza Nuova e la Lega se lo contendono a forza di serenate pre elettorali, con gli altri fratellini sparsi per l'Italia che l'invitano a decantare il libro, maledicendo i rigurgiti liberali del ministro Crosetto e il noioso correttismo istituzionale dell'Esercito Italiano che hanno imposto uno stop a un tizio in divisa che scrive robe così:

“Dobbiamo ricorrere ad un idioma straniero e chiamarli gay perché i vocaboli esistenti sino a pochi anni fa nei dizionari, che sfogliavamo girandone le sottili pagine con la punta dell’indice inumidita, sono tutti considerati inappropriati, se non addirittura volgari ed offensivi. Pederasta, invertito, sodomita, finocchio, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, caghineri, cupio, buggerone, checca, omofilo, uranista, culattone sono ormai termini da tribunale, da hate speech, da incitazione all’odio e alla discriminazione e classificati dalla popolarissima enciclopedia multimediale Wikipedia come “lessico dell’omofobia”.

Le donne diventano fattucchiere che si oppongono alla madre e “solo il lavoro e il guadagno possono liberare le fanciulle dal padre padrone e dal marito che le schiavizza condannandole a una sottomessa, antiquata, involuta ed esecrabile vita domestica”, la difesa è sempre legittima, la Patria sacra, eccetera. Niente di nuovo, salvo forse un linguaggio ancora più trucido e l'inquietante sensazione che quella divisa, a regola, dovrebbe difendere tutt* quant*.

Ma c'è il classico però. “Il lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti giornalmente volto a imporre l’estensione della normalità a ciò che è eccezionale e a favorire l’eliminazione di ogni differenza tra uomo e donna, tra etnie (per non chiamarle razze), tra coppie eterosessuali e omosessuali, tra occupante abusivo e legittimo proprietario, tra il meritevole e il lavativo non mira forse a mutare valori e principi che si perdono nella notte dei tempi?”. 'Sta roba coincide col senso comune degli ultimi anni, la risacca politica, culturale ed elettorale che ha trascinato a riva delle esauste democrazie occidentali Trump, la Brexit e persino i Salvini. Repubblica & company la lezione non la capiscono, anche se ci scrivono fiumi di paroloni sopra. Riuscivano a tirar fuori dalla naftalina l'Avanzo di Balera, già bollito e decotto, a ogni inchiesta o girotondo e adesso – non paghi – se non ci stanno se l'inventano di sana pianta.

Per cosa? Molti nemici, molti lettori? Per i nemici. La terza legge sulla stupidità del saggio Cipolla, fare danni agli altri danneggiando anche sé stessi: tutto parte da lì: “Una persona stupida è quella che provoca danni a un’altra persona o gruppo senza ottenere benefici per se o addirittura danneggiando se stessa”.

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