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Domenica, 28 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

La Città delle Quindici Fasce di Reddito

Leggo nelle pagine economiche di un quotidiano l'ennesima auto-intervista (quelle dove l'intervistatore fa da zerbino all'intervistato) di un padrone-manager che attraverso una Fondazione pure di sua proprietà si è elargito un prestigioso premio per i meravigliosi risultati raggiunti da cotanto ingegno e visione e impegno. Al giorno d'oggi come noto qualunque cosa si giudica esclusivamente per la quantità di moneta che riesce a far tintinnare, la «visione» è riconducibile a quella dei flutti sbarlucicanti dentro cui si tuffa voluttuoso Scrooge De' Paperoni tra le pareti del suo Deposito. A ben vedere tanto simile ai volumi edilizi che il nostro orgoglioso auto-premiato ha realizzato visionariamente convertendo l'aria acquisita insieme ai terreni sottostanti in «architetture sostenibili» degne appunto della certificazione di capolavori ambientali, climatici, ergonomici e via dicendo con cui quelle pagine economiche di quotidiano riempiono ogni centimetro quadro tra uno spazio pubblicitario e l'altro.

Ma anche senza aver nulla di pregiudizialmente contrario al pur abbastanza comico personaggio auto-congratulante, c'è qualcosa che non torna, che stride non si sa bene perché leggendo quelle righe. E che non trova risposta neppure nell'indignazione di qualche architetto concorrente, che lui quello stesso progetto l'avrebbe realizzato più bello perché «meno cementificante». La somiglianza al Deposito De' Paperoni va oltre la pura imponenza degli angoli retti e le sinistre ombre proiettate sul terreno, e si riassume nel concetto di Fortezza o Forziere. Perché quel «quartiere sostenibile» manca della mixitè base senza la quale tutto il resto diventa insignificante: quella sociale, che vuol dire composizione di redditi, anagrafica, professionale, e anche di godimento dell'alloggio legato a doppio filo alla valutazione immobiliare di mercato. Non è certo un caso se il documento guida redatto da un gruppo di lavoro della britannica Town and Country Planning Association dedicato al cosiddetto «Quartiere dei Venti Minuti» sottolinea quanto la questione delle abitazioni risulti centrale nel realizzare una città sostenibile, mettendola al primo posto negli orientamenti urbanistico-amministrativi di chi decida di sperimentare queste politiche post-pandemiche sulla traccia dell'idea parigina di Città dei Quindici Minuti.

Senza composizione sociale non serve a nulla inventarsi stranezze del tipo spesso proposto da certi decisori pubblico-privati, dal Teatro dei Quindici Minuti al Bacino Integrato di Utenza delle Consegne a Domicilio. Se esiste un filo rosso continuo a legare teorie a pratiche del quartiere integrato, dal XIX al XXI secolo, è proprio quello della prossimità convivenza condivisione (anche conflittuale, perché no) di diverse classi, comunque si interpreti il lemma. A partire appunto dalla fascia reddito che si riflette spazialmente nel tipo di alloggio e sociologicamente nei gruppi anagrafici, professionali, etnici, qualità dei posti di lavoro e servizi pubblico-privati. Mentre il «quartiere sostenibile» del nostro padrone-manager autopremiato partendo dall'altra estremità della questione (un calcolo teorico di alcuni criteri ambientali climatici energetici ed escludendo a prescindere il fattore umano-sociale) non poteva non cascare dentro la banalizzazione anti-urbana della Gated Community, anche se poi rivestita di qualità ecologiche teoriche, che sono tali solo per chi riesce a comprarsele sostanzialmente sottraendole ad altri.

Riferimenti: Town and Country Planning Association, The Twenty Minute Neighbourhood, estratti in italiano sul sito Città Conquistatrice

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