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Domenica, 28 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

La polemica politica urbana percepita

Torna la vigilanza urbana in bicicletta e di nuovo apriti cielo contro la «falsa idea di sicurezza» come hanno subito capito le opposizioni pregiudiziali alla gentrification al consumo di suolo e alla cementificazione capitalista che sfrutta subdolamente l'idea del poliziotto di quartiere per ingannare il popolo. Ma loro non ci cascano e vigilano sul social network. Riassumendo schematicamente questo sarebbe il nuovo scenario della settimana in materia di piste ciclabili e mobilità dolce in città. Tutto naturalmente si mescola a questioni varie, soprattutto ai continui incidenti anche piuttosto gravi per via di comportamenti automobilistici che chiamare «selvaggi» è poco. Ma forse è meglio risalire nel tempo lungo un altro filone politico di sicurezza, fino a una precedente delega a chi riteneva «solidarmente» che il problema fosse tutto sociale e psicologico, in fondo abbastanza lontano dall'idea di ordine pubblico corrente. Del resto molti decenni di filantropismo ce lo ripetono: controlli e repressione sono inutili, per risolvere la sicurezza ci vogliono comprensione, informazione, empatia, solidarietà. Per esempio solidarietà coi vigili urbani che in una loro vertenza sindacale chiedevano di smetterla di prendersi freddo e pioggia scarpinando per le strade dei quartieri.

E colpendo a segno la sensibilità di chi, appunto poco credendo nell'idea di sicurezza legata al controllo e repressione, non riteneva di particolare rilevanza concedere alle pattuglie a piedi o in bicicletta di trasformarsi in pattuglie in automobile. Non sapeva, quello sciagurato responsabile politico della vigilanza, che esisteva una corposa letteratura scientifica a sconsigliarlo. Studi che precedono e preparano quelli più noti e contemporanei sulla distinzione tra sicurezza percepita e sicurezza reale: proprio la pattuglia a piedi o in bicicletta «sul territorio» è fondamentale sia per capire la differenza tra l'una e l'altra, sia per smistare e gestire al meglio gli interventi necessari, repressivi, preventivi, o delegati. Nel caso della sicurezza stradale, dove il reato è quello di trasgressione del codice e il comportamento antisociale è ciò che alla trasgressione si avvicina senza superare un certo limite, appare abbastanza ovvio cosa significa il passaggio della vigilanza dalle pattuglie in auto a quelle a piedi e in bicicletta. I commentatori social che la sanno lunga sfottono: «Per vigilare sulle piste ciclabili mettete in bicicletta i vigili, ha ha ha!». E a modo loro colgono perfettamente il punto, là dove non l'aveva affatto colto chi aveva abolito quelle pattuglie rispondendo a una rivendicazione sindacale.

Le critiche dicono anche un'altra cosa: sarebbe troppo tardi per risolvere i problemi della sicurezza stradale di pedoni e ciclisti, e comunque si tratta di un gesto di immagine più che di sostanza. Ma sbagliano forse sapendo di sbagliare. Partiamo dall'ultimo aspetto, quello dell'immagine. Certo forse aiuta a migliorare l'immagine degli amministratori, «far vedere in modo tangibile la presenza dei vigili», ma proprio questa percezione si lega alla faccenda sicurezza reale sicurezza percepita, e riguarda sia le vittime che per così dire i carnefici. Perché là dove al massimo una pattuglia in auto coglie le trasgressioni più gravi e soprattutto interviene quasi sempre quando il danno è già fatto, quella appiedata per sua natura riesce anche ad annusare l'aria, capire esattamente come l'utente cosa si rischia, e dove è più logico concentrare risorse e attenzione. E per esempio informare poi chi di dovere su quali siano i punti chiave su cui concentrare anche le risorse scarse delle trasformazioni urbane fisiche. Perché se è ovvio come la «infrastruttura ciclabile dedicata» possa essere considerata un ideale di sicurezza, perché convoglia il flusso in modo estraneo alla città, è anche ovvio che da un lato è sbagliata (per esempio perché segrega anziché unire) in una logica multifunzionale, dall'altro è impossibile perché esageratamente costosa rispetto ai benefici. Il vigile pedalante diventerà così il principale progettista consulente per le nuove strutture. Con buona pace degli ipercritici che la sanno troppo lunga.

La Città Conquistatrice – Piste ciclabili 

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