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Sabato, 27 Aprile 2024
Valori, non opinioni

Valori, non opinioni

A cura di Marilia Parente

Caos alla processione del Patrono di Salerno: quando una classe viene bocciata, è colpa solo degli alunni?

E' accaduto esattamente una settimana fa. E da allora si sono susseguiti attacchi, polemiche, scontri, reazioni e commenti di ogni tipo che hanno segnato negativamente la processione del Patrono di Salerno, l'Apostolo Matteo, già macchiata dai fischi e dalle proteste che hanno stravolto il corteo, arrivando ad interrompere la preghiera del Vescovo che è stato l'inatteso protagonista di una sorta di Via Crucis, tra grida e insulti di una folla inferocita. C'è chi, come il sindaco e i portatori, sostiene che la molla che abbia fatto scattare il tutto sia stata la postazione iniziale delle statue, piazzate (pare ad insaputa dei portatori) all'esterno della Cattedrale, differentemente dagli altri anni. Questo ha negato agli stessi portatori l'uscita tradizionale dal Duomo che ha sempre dato avvio al corteo religioso: una goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso in quanto, dopo il ritardo nella partenza della processione, ormai il dado era tratto. I portatori, disobbedendo agli accordi, hanno stravolto il percorso della processione, ripercorrendo tutte le tappe che da sempre hanno caratterizzato il corteo e venendo meno all'impegno di seguire il nuovo itinerario stabilito dal Vescovo per adeguarsi a quanto predisposto dalla Conferenza Episcopale Italiana. La rinuncia agli inchini, l'abbreviazione della processione, l'eliminazione dei fuochi artificiali (che a differenza dei primi due cambiamenti non è dipesa dalla volontà della Curia, bensì da quella del sindaco De Luca che ha a sua volta scelto di adeguarsi al clima di sobrietà imposto alla festa religiosa), già avevano aizzato molti cittadini pronti a rivendicare il tradizionale svolgimento della loro festa patronale. I malumori, dunque, già erano nell'aria. Ma la situazione è assolutamente degenerata: la vicenda che è immediatamente rimbalzata sui media nazionali, sporcando l'immagine della festa patronale di Salerno, è culminata con le indagini avviate dalla Digos: i reati ipotizzati sono “turbamento di funzione religiosa ed offesa al Ministro del culto di una cerimonia religiosa con conseguente offesa alla religione stessa”.

Appena mi sono trovata a scrivere dell'accaduto ammetto di aver provato un forte senso di imbarazzo e di disagio per il comportamento dei mie concittadini. E' stato inconcepibile assistere alla scena di un Vescovo fischiato mentre stringe tra le mani le Reliquie del Santo Patrono della città e poi interrotto durante la preghiera. Sono rimasta senza parole e sono riuscita a titolare l'articolo in nessun altro modo se non "La processione della vergogna". Sono trascorsi giorni, in tanti hanno espresso solidarietà a sua eccellenza Moretti e gli stessi portatori sono arrivati a scusarsi per quanto accaduto, spiegando le ragioni del loro disorientamento cui è seguito il caos generale (di cui tutta la responsabilità in fondo non era solo la loro). Quello che mi ha lasciato perplessa, inaspettatamente, sono state le dichiarazioni del Vescovo dopo l'increscioso episodio che, è giusto sottolinearlo, non trova ad ogni modo alcuna sufficiente giustificazione, come non ne troverebbe nessun atto incivile e barbaro. Il Vescovo ha parlato di profanazione, annunciando che "Nulla sarà più come prima". "Da un anno abbiamo cercato di far comprendere a tutti il documento della Conferenza Episcopale della Campania sulla evangelizzazione della pietà popolare che stabilisce regole precise sulle processioni, eppure ci sono stati questi gesti fuori misura. Rimane l’amarezza di sentirmi tradito da quanti hanno solennemente preso degli impegni e invece si sono comportati in questo modo“, ha detto. Ed ancora ha sottolineato come gli stessi portatori di stanga vivano in contesti dove ci sono pressioni ed interferenze di tutti i tipi: "E anche nel caso di Salerno posso dire che reali interferenze ci sono state”. Pesante quest'ultima accusa, in quanto può confermare le insinuazioni di alcune testate circa presenze camorristiche dietro l'accaduto. C'è chi ha accostato le proteste salernitane a quelle avvenute nelle terre dei boss, dove gli inchini ai malavitosi sono stati finalmente negati. Ma tale paragone non è accettabile e getta fango sulla comunità salernitana, il cui errore nulla ha a che vedere con la criminalità organizzata. Parlando di interferenze, invece, la confusione si può creare facilmente. Inoltre ciò che davvero non ho apprezzato nelle parole di sua eccellenza, è stata la mancata ammissione di ogni tipo di responsabilità su quanto accaduto. Moretti ha affermato di essere stato tradito da chi, invece, era stato preparato per un anno intero sul documento della Conferenza Episcopale della Campania. Ma la domanda che sorge spontanea è: perchè non mettere in discussione tale percorso di preparazione per la comunità se, come è evidente, non ha portato i frutti sperati? Quando una classe intera (o la maggior parte degli alunni) non raggiunge la promozione, non è forse giusto che l'insegnante faccia un esame di coscienza? Qualche errore nella comunicazione o nell'insegnamento vi sarà stato, giusto? Altrimenti come si può spiegare il comportamento della massa? Io credo che il Vescovo in quanto pastore di una comunità debba educare il suo gregge amandolo, non giudicandolo. Se no finirebbe per contraddire l'immagine della guida che rappresenta. E' segno di grande responsabilità farsi carico degli errori di una comunità che si ha in affidamento. Va benissimo non sminuire quello che è accaduto perchè è indubbiamente inaccettabile ed ingiusto. Ma sarebbe altrettanto giusto analizzare con molta umiltà le cause: ad esempio, chi ha deciso senza preavviso di impedire l'uscita tradizionale della processione? Partendo da questo quesito e ripercorrendo le mosse che hanno portato alla processione della vergogna è possibile individuare ed accettare le proprie e le altrui responsabilità. Essere disobbiditi è cosa assai sgradita, ma non essere amati e rispettati lo è ancora di più. Spero davvero che a Salerno come in ogni altro luogo interessato a simili situazioni, ci si ricordi che il buon maestro è tale se prima di educare, impara lui stesso a comprendere e a voler bene ai suoi allievi, trovando la giusta via e l'approccio adatto per comunicare con loro: non è il braccio di ferro, ma solo l'amore che ci cambia e che fa cambiare.

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