Ready to drink, frizzanti, con una bassa gradazione alcolica e aromatizzati. Sono le caratteristiche principali degli hard seltzer, bevande ormai note e iper consumate negli Stati Uniti sbarcate anche in Italia dove si stanno lentamente facendo strada. Gli amanti della birra e delle fermentazioni sanno già di cosa si tratta, visto le similitudini che accomunano i due prodotti. Infatti gli hard seltzer sono delle bevande della categoria FAB ovvero flavoured alcoholic beverages, nate da un processo di fermentazione di acqua, zucchero e lieviti. Possono definirsi dei soft drink, generalmente adatti a molti per la gradazione alcolica minima (dal 3% al 5%) e il gusto fresco e dissetante. Vediamo da dove vengono e come sono nati.
Hard Seltzer: la storia e la nascita negli USA
Questo miscelato a base etilica con acqua gassata (seltz) e aromi nasce negli Stati Uniti. È qui che viene per la prima volta messo in commercio nel 2012, da un’intuizione di Nick Shields, trentenne di Westport in Connecticut, appassionato di fermentazione e birra tanto da produrre i primi hard seltzer proprio a partire da questa. Poi il mercato cambia direzione, elimina la birra e trova la sua strada: un fermentato dello zucchero, che viene aggiunto per far partire la fermentazione, anche se in alcuni casi può essere prodotto per assemblaggio, quindi dall’unione di acqua, zucchero e alcol. A cui seguono gli aromi, generalmente di frutta o spezie, a conferirgli un gusto piacevole e un po’ ruffiano. Questa fase viene chiamata blending e si utilizzano i gusti e aromi più disparati: cocco, matcha, mango, fragola, ma anche yuzu, guaranà o guava. Il risultato una bevanda frizzante dal gusto secco e fruttato, da bere liscia o da usare come base per un cocktail. Meno alcolici e calorici di una birra, senza glutine, gli hard seltzer sono spesso prodotti dai micro birrifici e per questo proposti come alternative alla birra, anche se non c’è alcuna traccia di malto d’orzo al loro interno.
Hard Seltzer artigianali: quali sono i migliori in commercio in Italia
Va da sé che questo tipo di bevanda ha trovato un largo consumo tra i più giovani, per i motivi sopra elencati che la rendono gradevole anche a un pubblico meno erudito. Complice anche lo storytelling e l’immagine associata: freschi, pop, colorati, con grafiche che richiamano quelle dei micro birrifici, gli hard seltzer sono venduti in lattina e in formato pronto all’uso. A conferma del legame con il mondo brassicolo, anche in Italia i maggiori produttori sono i birrifici. Ricordiamo il Birrificio Pontino, di Latina, con la linea STRONG WATER la prima hard seltzer aromatizzata con dragon fruit e ananas; curiosa anche la linea Wati del Birrificio Baladin di Cuneo, un hard seltzer che utilizza l’alcol direttamente dalla birra non venduta aromatizzato con ingredienti naturali come mela verde e arancia rossa.
Sicuramente cavalca la notorietà dei suoi due co-proprietari, i rapper Fedez e Lazza insieme agli imprenditori Camillo Bernabei dell’omonima società di distribuzione alcolici e Leonardo Maria, l’hard seltzer Boem. Un ready to drink in alluminio 100% riciclabile e al gusto di zenzero. Dalla Sicilia invece arriva Acqua Forte, del Birrificio Namastè vicino Catania, in ben 12 gusti differenti, mentre viene utilizzata acqua delle Alpi per Setz Hard Seltzer, e la bevanda in 4 gusti, melograno, anguria, limone e mirtillo imbottigliata direttamente in un impianto di San Bernardo. Una moda destinata a perdurare o un fuoco di paglia? A farci scommettere sulla buona riuscita di queste bevande il trend di bere cocktail e bevande low alcol o addirittura senza in netta crescita tra i consumatori più attenti ai rischi per la salute.
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