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Sabato, 27 Aprile 2024
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Case popolari, anni prima di avere le chiavi e nell'attesa... si muore

La storia di una donna che nel 2018 si è vista assegnare un alloggio, ma la comunicazione è rimasta teorica. E' morta alla fine del 2021 senza avere mai ricevuto le chiavi. Adesso la nipote rischia di essere sfrattata

Quando, il 12 ottobre 2018, la signora Ghidei riceveva la lettera del dipartimento politiche abitative in cui le veniva comunicata l'assegnazione di un alloggio popolare, sembrava che le cose fossero sul punto di cambiare, finalmente. Invece le chiavi dell'appartamento di 51 metri quadri che le era stato assegnato a Roma non sono mai arrivate e il 31 dicembre scorso Ghidei è morta. A raccontare la storia di Ghidei, nata ad Asmara nel 1928, è RomaToday.

La donna pensava che a breve avrebbe potuto vivere in un appartamento normale, in zona Torrevecchia, insieme alla nipote e all'allora unica pronipote di due anni. Non più nel centro d'accoglienza alloggiativa temporanea (Caat) di via Campo Farnia. Invece, in oltre tre anni, non è arrivato nient'altro che la convocazione per accettare l'appartamento. Sulla carta. Nell'alloggio precario è rimasta quindi la nipote Yergalem, 42 anni, insieme alle figlie diventate due dal 2020. In via Campo Farnia si era trasferita nell'aprile 2005, proprio quando Action e il Coordinamento cittadino di lotta per la casa insieme a 150 famiglie e singoli occuparono lo stabile ex Inpdap. Due anni dopo, con la mediazione dell'allora presidente del municipio Sandro Medici, quell'esperienza divenne un residence comunale. "Mia nonna decise di prendere parte a quell'occupazione - ricorda Yergalem - e io mi trasferii da lei. Ovviamente doveva essere una soluzione temporanea". Sì, perchè secondo gli accordi entro il 2012 tutti avrebbero dovuto ricevere un alloggio.  

Adesso, però Yergalem e le figlie non possono più stare lì. Il 24 settembre 2020 il Comune ha inviato una nuova lettera, stavolta portatrice di brutte notizie: "Il nucleo familiare non ha più i requisiti per godere del diritto di restare nel Caat". Infatti secondo le verifiche fatte, Yergalem ha raggiunto un reddito superiore ai 18.000 euro, limite massimo per poter stare in un Caat: "Sulla carta l'ho superato di 500 euro - spiega la 42enne, nata ad Assab - ma per un Tfr che in realtà alla fine non ho percepito". E da un anno e mezzo, quindi, non dorme tranquilla: "Non ho saputo più nulla, ma in ogni momento possono venire a dirci di andare via".  

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