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Lunedì, 29 Aprile 2024
Palermo

In ospedale con forti dolori: "È mal di stomaco". Morto per infarto

Il caso di malasanità all'ospedale Salvatore Cimino di Termini Imerese (Palermo). Dopo 14 anni, la famiglia riceve un risarcimento di 706mila euro

Morì per un infarto al miocardio scambiato per un mal di pancia. Ora è arrivato il maxi risarcimento ai familiari della vittima. Racconta tutto PalermoToday. Quando l'uomo entrò al pronto soccorso era in preda a forti dolori al torace e all'addome, ma secondo il medico che lo controllò, dopo un elettrocardiogramma, si trattava di un dolore di stomaco, più precisamente un'epigastralgia. In realtà però, come poi appurato, il paziente era stato colpito da un infarto del miocardio che non gli lasciò scampo. La Corte d'appello civile di Palermo ha confermato la condanna emessa dal tribunale di Termini Imerese contro l'Asp, un medico in servizio all'ospedale Salvatore Cimino e la compagnia assicurativa Amtrust. Si conclude così il processo civile (quello penale era stato già archiviato) per la morte di Giovanbattista Buttitta, 77enne di Trabia (Palermo), avvenuta nel 2010. Adesso l'azienda sanitaria e il medico dovranno risarcire 706mila euro ai familiari.

A ricostruire i vari passaggi sono gli avvocati della famiglia della vittima, Francesco Paolo Sanfilippo e Massimo Fricano. Il medico in servizio, ricostruiscono i legali, eseguì un elettrocardiogramma e dispose degli esami del sangue. Nonostante fossero stati evidenziati problemi cardiaci, e comunque una situazione che avrebbe dovuto destare allarme e sollecitare un trattamento terapeutico, il sanitario diagnosticò un'epigastralgia e il paziente venne lasciato in astanteria, privo di assistenza e con applicata una sola flebo contenente un diuretico. Purtroppo il signor Buttitta era stato colpito da un infarto del miocardio e dopo poco morì.

Alla luce di quanto emerso, i familiari della vittima decisero di adire le vie legali dinanzi al tribunale civile di Termini che condannò l'Asp e il medico in servizio quel giorno a pagare un risarcimento in solido quantificato in 706mila euro, a cui vanno aggiunti gli interessi e le spese legali. Su richiesta degli appellanti, la Corte d'appello ha affidato nuovi accertamenti a un perito, confermando però l'esito della sentenza di primo grado e condannando ulteriormente le parti al pagamento delle spese per il secondo grado di giudizio. Pur non avendo l'Asp proposto ricorso in Cassazione contro la sentenza d'appello, ad oggi - a distanza di 14 anni dai fatti - l'azienda sanitaria palermitana non ha ancora versato ai familiari del signor Buttitta la somma con un aggravio di spesa legato alla lievitazione degli interessi di legge sulle somme non corrisposte.

I legali hanno quindi avviato tutte le iniziative necessarie per recuperare il risarcimento e, annunciano, a breve procederanno in via esecutiva con un pignoramento, tenendo però conto che la compagnia assicurativa ha già corrisposto 340mila euro. "Finalmente dopo quasi 14 anni si è chiusa una brutta pagina e i familiari del povero paziente hanno ottenuto giustizia", concludono gli avvocati.

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