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Martedì, 30 Aprile 2024
Le indagini / Milano

Bimba morta di stenti, nuove accuse per Alessia Pifferi: la chat "sospetta" con un uomo

La donna è accusata, insieme ad un 56enne bergamasco, anche per atti sessuali con minorenne. L'indagine nasce da uno scambio di messaggi tra i due che ha messo in allarme la procura di Milano

Arriva una nuova accusa nei confronti di Alessia Pifferi, la donna in carcere dallo scorso luglio con l'accusa di aver lasciato morire la figlia Diana di soli 18 mesi, abbandonata da sola in casa per una settimana. L'ipotesi investigativa di atti sessuali con minorenne coinvolge un uomo bergamasco di 56 anni e nasce dalle chat estrapolate dagli inquirenti milanesi dal cellulare della donna. In particolare, c'è uno scambio scritto che ha messo in allarme la procura. 'Voglio baciare anche lei' e la replica della madre: 'Lo farai'. Parole, a cui ora si cercano riscontri, che hanno fatto scattare una perquisizione domiciliare da parte dei poliziotti della squadra Mobile.

Anche nei confronti dell'uomo, con cui Alessia Pifferi intratteneva una delle sue molteplici frequentazioni, è scattata la denuncia ed è finito indagato. Nella perquisizione a casa dell'indagato, da quanto emerge, sono stati sequestrati un telefono cellulare e due computer. La procura di Milano procede per 'Corruzione di minorenne' - punibile con una pena fino a cinque anni -, ma le accuse potrebbero diventare ancora più gravi se venissero accertati gli abusi sulla piccola, trovata senza vita il 20 luglio scorso.

A tre mesi dalla morte di Diana si evince, dal capo di imputazione, che la madre - attualmente in carcere a San Vittore - l'ha abbandonata "per sette giorni" nell'abitazione in via Parea, periferia est di Milano, lasciandola così morire di stenti. Dalla relazione preliminare dell'autopsia emerge, invece, che le sono stati fatti assumere delle gocce di tranquillanti 'En' (benzodiazepine), sostanza che sarebbe stato trovato anche nel biberon trovato nella culla. Gli accertamenti sui capelli non lascerebbero dubbi sul fatto che la sostanza contenuta nella boccetta sia stata diluita nel latte, ma bisognerà attendere la relazione finale per poter leggere quantità e la data dell'assunzione.

La madre, accusata di omicidio volontario pluriaggravato, ha sempre negato agli inquirenti di averle dato il farmaco che potrebbe aver inciso sulle cause del decesso della figlia. Oggi spunta una nuova tegola: dal contenuto delle chat emerge tutta la verità sullo stile di vita della donna, sola e disoccupata, che non avrebbe elemosinato rapporti sessuali in cambio di soldi e che non si sarebbe sottratta a quello scambio ambiguo via chat su cui ora il pm Francesco De Tommasi indaga.

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