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Sabato, 27 Aprile 2024
Il processo / Milano

Alessia Pifferi e la figlia morta di stenti: "L'ho lasciata sola, pensavo due biberon di latte bastassero"

La 37enne accusata di omicidio volontario pluriaggravato per aver lasciato morire di stenti la piccola Diana, di soli 18 mesi, ha parlato durante l’udienza in Tribunale a Milano: "L'ho accudita come fa una mamma"

"L'ho sempre accudita come una mamma accudisce un figlio: le davo da mangiare, la cambiavo, se stava male contattavo l’ospedale, la crescevo, le davo da mangiare e bere per sopravvivere". Parla davanti ai giudici Alessia Pifferi, la donna di 37 anni accusata di omicidio volontario pluriaggravato per aver lasciato morire di stenti nella sua culla la figlia Diana di soli 18 mesi, abbandonata da sola in casa per tre giorni. Durante l'interrogatorio avvenuto nell'aula di Milano, la donna ha raccontato della nascita della piccola, nel bagno dell’abitazione dell’allora compagno conosciuto su un sito di incontri: "Diana nasce all’improvviso il 29 gennaio 2021, non sapevo di essere incinta, è nata prematura. È stata in incubatrice per un mese e mezzo all’ospedale di Bergamo, non è stato facile essere ragazza madre, ma non ho avuto problemi ad accettarla".

Alessia Pifferi in aula: "L'ho lasciata sola, pensavo due biberon di latte bastassero"

"Anche a mia madre ho raccontato di essere incinta e che non sapevo chi fosse il padre, ancora oggi non so chi sia - ha raccontato la 37enne, descrivendo i mesi di vita della figlia e il periodo di viaggi continui tra Milano e la provincia di Bergamo, dove vive l'ex compagno -. Per lui era un intralcio, diceva che le voleva bene ma non era vero". Nel racconto fornito ai giudici, Alessia Pifferi parla anche della decisione di lasciare la piccola Diana da sola per tre giorni, un comportamento che la donna aveva già attuato in passato, per trascorrere il fine settimana insieme al compagno: ''Pensavo che il biberon che le avevo lasciato bastasse. L'ho lasciata sola pochissime volte, non ricordo quante. Ero preoccupata di lasciarla sola così le lascivo due biberon di latte, due bottigliette d'acqua ero preoccupata di lasciarla sola. Avevo paura di molte cose, anche se riuscisse a bere l'acqua, ma la lasciavo da sola perché pensavo che il latte bastasse".

La donna ripercorre anche gli attimi del ritrovamento della piccola Diana, ormai senza vita: "Quando sono rientrata quel 20 luglio del 2022 ho trovato mia figlia nel lettino, sono andata subito da mia figlia, non ricordo se la porta era aperta o chiusa. L’ho accarezzata, ma non si muoveva: ho capito che c’era qualcosa che non andava, non era in piedi come le altre volte. Non era fredda la bambina - ha aggiunto la donna - ho tentato di rianimarla, l’ho presa in braccia e le ho faccio il massaggio cardiaco, in bagno ho provato a bagnarle le manine, i piedini e la testa per vedere se si riprendeva". Poi la corsa dalla vicina di casa per chiedere aiuto e la bugia: "Le ho detto che avevo lasciato Diana a una babysitter perché ero sotto shock. Tremai, sudai, mi misi a piangere, chiama il 118". Infine, la richiesta di raggiungerla rivolta al compagno, con cui aveva trascorso i giorni in cui la bimba era rimasta da sola: "Lui non venne. Piangevo, tremavo, ero sotto shock, capii che non c’era più nulla da fare quando vidi i medici".

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