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Martedì, 30 Aprile 2024
Terzo componente in manette

Arrestato Matej Janezic, uno dei complici nella fuga di Artem Uss

Il 39enne faceva parte del commando che ha aiutato l'imprenditore russo a scappare Basiglio, nel Milanese, dove si trovava agli arresti domiciliari e in attesa di estradizione

È stato arrestato Matej Janezic, 39enne sloveno ritenuto uno dei membri del commando che il 22 marzo scorso ha aiutato Artem Uss, l'imprenditore russo in quel momento ai domiciliari con braccialetto elettronico, a fuggire da Basiglio (Milano), dove era in attesa dell'estradizione negli Stati Uniti. Secondo quanto riporta MilanoToday, Janezic è stato fermato giovedì pomeriggio in Slovenia. Due suoi complici - "Vlado il vecchio", all'anagrafe Vladimir Jovancic, bosniaco di 51 anni e suo figlio Boris, che di anni ne ha 26 - erano già finiti in manette a inizio dicembre dopo un'indagine dei carabinieri della II sezione del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano. Il grande era stato fermato in Croazia dalle autorità americane - in circostanze ancora non chiarissime -, mentre il giovane era stato bloccato dai carabinieri italiani sul Garda, dove ha sempre vissute. 

Sono due, invece, gli uomini che adesso ancora mancano all'appello. E probabilmente sono i due più importanti, soprattutto uno di loro: il 51enne serbo Srdan Lolic, ufficialmente dipendente di un hotel di Belgrado, che potrebbe essere la mente del gruppo e che poche settimane dopo l'evasione ha fatto uno "strano" viaggio al Polo Nord su un aereo russo passando dalla Siberia, terra di Aleksandr Uss, papà di Artem, amico intimo del presidente russo Vladimir Putin ed ex consigliere del gigante del petrolio russo Rosneft. Con lui è ancora ricercato il 46enne serbo Nebosja Ilic, che di Lolic sarebbe una sorta di autista personale. Entrambi pare siano a Belgrado - o almeno erano lì mentre le autorità italiane cercavano di eseguire gli arresti -, ma entrambi sono ancora liberi. 

Tre dei cinque uomini che hanno trasformato Uss in un fantasma sono quindi ora in manette. Il piano di fuga - una sorta di esfiltrazione militare - era scattato il 22 marzo. In quel momento Artem è ai domiciliari: ci è finito il 2 dicembre del 2022 su decisione della corte d'Appello di Milano dopo essere stato arrestato il 17 ottobre precedente all'aeroporto di Malpensa in esecuzione di un mandato di arresto emesso il 26 settembre dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d'America per i reati di associazione criminale per frode ai danni dello Stato, associazione criminale per violazione dell'International Economic Power Act, associazione criminale per la commissione di frode bancaria, associazione in riciclaggio di denaro, puniti con pene fino a 30 anni di reclusione. L'America lo accusa di violazione d'embargo nei confronti del Venezuela per una storia di contrabbando di petrolio verso Cina e Russia, di frode bancaria e riciclaggio oltre che di esportazione illegale di tecnologie militari dagli Usa alla Russia, proprio nel momento in cui la Federazione russa è impegnata nella guerra con l'Ucraina. Ma soprattutto in quel momento gli Stati Uniti attendono l'estradizione, aspettano che le autorità italiane gli consegnino Uss.

E invece quel pomeriggio, con un convoglio di quattro auto, Uss saluta Milano e l'Italia. Forse per sempre. L'unico che finora ha raccontato qualcosa - in realtà agli americani - sarebbe stato "Vlado il vecchio", che avrebbe parlato di un paio di incontri con Maria Yagodina, moglie dell'evaso, durante i quali avrebbe ricevuto dei soldi. I misteri che resistono sono comunque ancora tanti, a partire proprio dai due uomini del commando ancora in fuga. 

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