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Sabato, 27 Aprile 2024
Era pronto a partire / Forlì-Cesena

Elettricista aspirante jihadista: cosa sappiamo del 24enne fermato per terrorismo

Nato in Italia da genitori tunisini, è stato fermato a Cesena con l'accusa di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale: in pochi mesi aveva pianificato il viaggio in Siria per unirsi all'Isis

Un insospettabile ragazzo di 24 anni, italiano ma con origini tunisine, che lavorava come elettricista per potersi arruolare tra i terroristi dell'Isis. Un piano scoperto dalla polizia di Bologna che ha fermato il giovane a Cesena con l'accusa di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale. Il ragazzo era già pronto a partire, non aveva ancora comprato i biglietti, ma il percorso era stato già delineato: volo aereo per la Turchia, poi il passaggio in Siria e l'inizio dell'addestramento. 

Terrorismo, 24enne fermato a Cesena: cosa sappiamo

Nato in Italia da genitori tunisini residenti a Cesena, dopo aver frequentato la scuola nel nostro Paese, il giovane ha vissuto per alcuni anni in Inghilterra, dove risiedono altri suoi familiari. Proprio lì il giovane avrebbe maturato l'idea di arruolarsi con i terroristi e iniziare la radicalizzazione. Nel corso delle indagini, iniziate il 29 luglio e terminate con il fermo avvenuto lo scorso 20 settembre, gli investigatori hanno dimostrato l'intenzione del giovane di recarsi nei luoghi della jihad, tra Siria e Iraq, dopo aver intrapreso un percorso di radicalizzazione che lo ha portato a sostenere con convinzione le ideologie dell’estremismo islamico.

Monitorando le attività online dell'indagato negli ultimi mesi le forze dell'ordine sono riuscite a scoprire i suoi contatti virtuali con esperti religiosi dell'Isis, che hanno contribuito a rafforzare la sua determinazione, alimentata anche dall’ossessiva visione di scene di jihad e l'ascolto di sermoni e canti in arabo dedicati al martirio presenti nel web e sui social network. In particolare il 24enne era entrato in contatto con una figura in particolare, una sorta di "facilitatore", che lo avrebbe aiutato non soltanto nel complicato viaggio verso l'Asia, ma anche a entrare nel circuito jihadista per sottoporsi al reclutamento. Proprio per questo motivo il giovane aveva intensificato l'allenamento fisico e il lavoro come elettricista, che invece serviva per reperire il denaro necessario per affrontare il viaggio. Così, dopo due mesi di pedinamenti e intercettazioni, è scattato il fermo per l'aspirante terrorista: le forze dell'ordine hanno sequestrato anche il computer e il cellulare del giovane, in cui è stato rinvenuto diverso materiale audio e video riconducibile alle suo percorso di radicalizzazione.

L'arruolamento passivo

Inoltre, per quanto riguarda la condotta di "arruolamento passivo" per fini di terrorismo internazionale (ex articolo 270 quater, comma 2, del Codice Penale ndr), la Procura di Bologna fa riferimento a una sentenza della Cassazione, secondo cui "non è necessaria la prova del 'serio accordo' con l'associazione" ma "è invece sufficiente la prova della integrale disponibilità del neo-terrorista al compimento di tutte le azioni necessarie al raggiungimento degli scopi eversivi propagandati dall'associazione. Il segno distintivo della condotta di arruolamento è la sua connotazione individuale che segna la sua differenziazione netta rispetto alla condotta di partecipazione (articolo 270 bis, comma 2, del codice penale), che, invece, presuppone l'innesto del partecipe nella struttura organizzata e, dunque, la prova dell'esistenza di un contatto operativo, anche flessibile, ma concreto tra il singolo e l'organizzazione che, in tal modo, abbia consapevolezza, anche indiretta, dell'adesione da parte del soggetto agente".

In poche parole, nel caso dell'arruolamento, non è necessario che vi sia "l'accettazione della richiesta" a entrare a far parte di un'organizzazione terroristica, basta che l'indagato dimostri una messa a disposizione incondizionata a commettere atti terroristici. Una determinazione emersa dai molti indizi raccolti dagli investigatori. Un viaggio sospetto in Siria, il materiale sequestrato riconducibile alla propaganda jihadista e le molteplici conversazioni telematiche in cui il 24enne non nascondeva l'intenzione di tornare definitivamente in terra siriana per diventare un miliziano dell'Isis.

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