Bambino precipitato a scuola: perché la maestra è stata condannata a un anno

"Si reputa che il tragico evento rappresenti la concretizzazione del rischio massimo che le norme cautelari puntavano a prevenire e che l'evento non si sarebbe verificato se l'imputata avesse agito nel rispetto delle direttive scolastiche sull'obbligo di vigilanza degli alunni e che lei stessa aveva sottoscritto". È quanto si legge nelle motivazioni della giudice per l'udienza preliminare di Milano, Elisabetta Meyer, che lo scorso maggio ha condannato a un anno di carcere una delle maestre imputate, con rito abbreviato, per omicidio colposo in relazione all'incidente che aveva portato a morire il bambino di 5 anni caduto nella tromba delle scale della scuola elementare Pirelli di Milano.

Bambino precipitato alla scuola Pirelli di Milano: maestra condannata a un anno

La gup ha concesso all'imputata le attenuanti generiche per via del suo "leale comportamento processuale". "Non si può all'evidenza invocare l'imprevedibilità della condotta" del bambino in quanto "la normativa interna che disciplina i comportamenti degli insegnanti è tesa a prevenire l'esposizione al pericolo degli alunni, soprattutto dei più piccoli", scrive la gup Meyer. E "neppure l'altezza del parapetto (102 centimetri)" anche se "non conforme a quella prevista dal regolamento edilizio del Comune di Milano (110 centimetri) può escludere l'imputazione dell'evento".

Il 18 ottobre 2020 il piccolo era stato soccorso dopo aver fatto un volo di una decina di metri cadendo nella tromba delle scale. Si erano rivelati vani i tentativi di salvargli la vita: i traumi subìti, troppo gravi, l'avevano fatto spirare quattro giorni dopo in ospedale. A due anni di distanza, la gup ha inoltre ratificato il patteggiamento di un'altra imputata, impegata come bidella nella scuola, a 2 anni di reclusione. Una terza imputata, invece, l'insegnante di sostegno, è attualmente a processo con rito ordinario.