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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Milano

Caso camici in Lombardia: indagato il cognato del governatore Fontana

Il cognato del presidente Fontana è indagato e insieme a lui risulta iscritto nel registro degli indagati il direttore della centrale acquisti regionale. E' quanto emerge dall'inchiesta milanese

Le indagini proseguono per fare piena luce sulla fornitura di camici (ma una donazione secondo i diretti interessati) del valore di 513 mila euro affidata in via diretta dalla Regione Lombardia a Dama spa, società di proprietà del cognato del governatore Attilio Fontana, nel pieno dell'emergenza Coronavirus. Il cognato del presidente Fontana è indagato e insieme a lui risulta iscritto nel registro degli indagati anche il direttore generale di Aria, la centrale acquisti regionale. E' quanto emerge dall'inchiesta milanese, racconta oggi MilanoToday.

Il reato ipotizzato nel fascicolo di indagine aperto dai pm Paolo Filippini e Luigi Furno, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, è turbata libertà nella scelta del contraente. Il caso, sollevato nelle scorse settimane da Report e anticipato poi da "Il Fatto Quotidiano", riguarda 82 mila camici e calzari da destinare ai medici impegnati contro il Coronavrius. Una fornitura dal valore complessivo di 513 mila euro assegnata con affidamento diretto (vale a dire senza un bando di gara) a Dama nel pieno dell'emergenza Covid, come dimostrerebbe una fattura della società datata 16 aprile. Il cognato di Fontana, interpellato dal programma di Rai 3, si era giustificato parlando di un errore dovuto alla disattenzione di un suo dipendente quando lui non era in azienda a causa dell'emergenza Covid. "E' una donazione", aveva assicurato. Lo stesso governatore Fontana aveva tra l'altro negato ogni coinvolgimento personale, sottolineando che si trattò di una donazione e che nessun pagamento è stato mai effettuato da Aria a favore di Dama. Ma i magistrati milanesi vogliono evidentemente vederci chiaro.

I magistrati milanesi coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli puntano ad accertare la presenza di eventuali violazioni del cosiddetto "Patto di integrità", sottoscritto dalla Regione Lombardia nel 2019, che impone a tutti i fornitori di Palazzo Lombardia di dichiarare l'assenza di conflitti di interesse con funzionari regionali.

Fontana aveva ricostruito le fasi di fornitura di quei camici ricordando che "ogni giorno servivano centinaia di migliaia di mascherine, camici, visiere con urgenze e quantità che superavano di almeno cento volte (in alcuni casi anche migliaia) le ordinarie necessità di approvvigionamento pre Covid. Tra le tante aziende lombarde che hanno accolto la nostra richiesta di aiuto c'è la Dama Spa che ha convertito la sua produzione in dispositivo di protezione individuale per medici e operatori sanitari, tanto che il 14 aprile 2020 erano diversi gli articoli apparsi sui media che riportavano questa notizia positiva. La stessa società si è distinta anche con una una donazione di 60.000 euro sul fondo straordinario per l'emergenza istituito da Regione Lombardia, e ha fornito gratuitamente mascherine e camici ad ospedali e amministrazioni comunali"..

Il governatore aveva aggiunto che alla Dama erano stati ordinati 75mila camici a 6 euro ciascuno («i più economici») e 7mila set di camice, copricapo e calzari a 9 euro ciascuno («prezzo più basso in assoluto»). E poi, "nell'automatismo della burocrazia, nel rispetto delle norme fiscali e tributarie, l'azienda accompagnava il materiale erogato attraverso regolare fattura stante alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia, tanto che prima del pagamento della fattura, è stata emessa nota di credito bloccando di fatto qualunque incasso"

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