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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Matera

Braccianti minacciati e pagati 3,5 euro l'ora: blitz anti-caporalato, sequestrate quattro aziende

Quattro imprenditori agricoli indagati e cinque aziende finite sotto sequestro. I lavoratori venivano reclutati su Facebook e avevano turni di 14 ore

Costringevano i braccianti a lavorare fino a 14 ore al giorno, sotto il sole cocente, per circa 3,5 euro l'ora, con una sola pausa per il pranzo di mezz'ora e sotto continue minacce ed intimidazioni. Una condizione umiliante e disumana terminata questa mattina con l'operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Matera e del Comando Tutela Lavoro, che hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso nei confronti di quattro imprenditori agricoli indagati per intermediazione illecita e sfruttamento di lavoratori (caporalato) nei campi agricoli del litorale jonico lucano. E' di oltre 7 milioni di euro il volume d'affari stimato delle aziende poste sotto sequestro. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Matera. L'operazione vede impegnati i Carabinieri in diversi Comuni della provincia di Matera, tra cui Scanzano Jonico e Tursi. 

Caporalato a Matera: sequestri per 7 milioni di euro 

E' di cinque aziende agricole sequestrate, oltre a beni e conti correnti, per un valore di sette milioni di euro il bilancio dell'operazione anti-caporalato di questa mattina a Scanzano Jonico e Tursi, in provincia di Matera. E' il passaggio di natura patrimoniale dell'inchiesta che ha già portato a gennaio a dodici arresti. L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Matera e condotta dal Comando provinciale dei Carabinieri di Matera, ha preso avvio l'anno scorso dalla denuncia di sfruttamento di un bracciante rumeno e ha fatto emergere le connivenze tra caporali rumeni e imprenditori agricoli della provincia di Matera. Già a maggio dello scorso anno quattro rumeni furono fermati per l'intermediazione illecita di manodopera. 

Caporalato a Matera: braccianti pagati 3,5 euro l'ora

I lavoratori, principalmente rumeni, venivano reclutati all'estero, tramite Facebook ed una volta giunti in Italia venivano privati dei documenti di riconoscimento e costretti, sotto minaccia ed intimidazione, a lavorare in diversi fondi agricoli privati. Venivano alloggiati presso delle abitazioni a loro affittate forzatamente, il cui costo veniva loro automaticamente decurtato dal salario. I lavoratori venivano costretti a lavorare fino a 14 ore consecutive con un salario medio di 3,5 euro all'ora, con una sola pausa per il pranzo di mezz'ora e sotto continue minacce ed intimidazioni. Il sequestro ha riguardato conti correnti, beni, terreni, fabbricati, mezzi ed attrezzature aziendali. Il controvalore di sette milioni di euro costituisce il profitto del reato. Per la continuità delle aziende è stato nominato un amministratore giudiziario scelto tra quelli iscritti nell'albo nazionale. Le indagini sono state coordinate dal Procuratore Pietro Argentino e dal pm Annafranca Ventricelli. Il provvedimento cautelare è stato emesso dal gip Angela Rosa Nettis.

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