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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Dal verbale dell'interrogatorio di Cesare Battisti: "Non sono un killer, il movente fu ideologico"

E' quanto si legge nel verbale dell'interrogatorio che Battisti, detenuto ad Oristano, ha reso davanti ai magistrati di Milano lo scorso 23 marzo. Per la prima volta Battisti chiede anche scusa ai familiari delle vittime

"Io non posso che chiedere scusa ai familiari delle persone che ho ucciso, alle quali ho fatto del male perché penso che la lotta armata è stata un movimento disastroso che ha stroncato una rivoluzione culturale e sociale che aveva preso avvio nel 1968 con prospettive sicuramente positive per il Paese ma che proprio la lotta armata contribuì a stroncare". Per la prima volta Cesare Battisti chiede scusa ai familiari delle vittime e ammette tutti i reati per i quali è stato condannato all'ergastolo. E' quanto si legge nel verbale dell'interrogatorio che Battisti, detenuto ad Oristano, ha reso davanti ai magistrati di Milano lo scorso 23 marzo. 

"Chiedo scusa - dice l'ex terrorista - pur non potendo rinnegare che, in quell'epoca, per me e per tutti gli altri che aderirono alla lotta armata si trattava di 'una guerra giusta'; oggi non posso che confermare quel disagio di cui ho parlato nel ricostruire il mio passato o rivivere momenti che non possono che suscitare una mia revisione del passato che all'epoca ritenni giusto".

Battisti: "Il movente fu ideologico"

"Parlare oggi di lotta armata per me è qualcosa privo di senso", dice l'ex terrorista. "Io non sono un killer ma sono stato una persona ha creduto in quell'epoca nelle cose che abbiamo fatto e quindi la mia determinazione era data da un movente ideologico e non da un temperamento feroce, quando in una cosa sei deciso e determinato. A ripensarci oggi provo una sensazione di disagio ma all'epoca era così", replica Battisti al pm che gli chiedeva conto della propria "freddezza" nel compiere le azioni di cui è accusato. 

"Non ho mai avuto a che fare in alcun modo con esponenti della malavita organizzata sia italiana che straniera, avrei in modo irreparabile compromesso la mia immagine di rifugiato politico ed era contrario a qualsiasi mia concezione; non posso certamente escludere che fra tant'è frequentazioni che ho avuto occasione di intrattenere nei 37 anni di latitanza possa essermi imbattuto in persone appartenenti al mondo del crimine comune, ma se questo fosse accaduto sicuramente lo è stato a mia insaputa", ammette. 

"Ho sempre professato la mia innocenza"

Quanto alla sua rete di aiuti, Battisti spiega al pm Alberto Nobili: "Io ho sempre professato la mia innocenza, ciascuno è stato libero di interpretare questa mia proclamazione come meglio ha creduto, ma posso dire che per molti di questi il problema non si poneva, andava semplicemente sostenuta la mia ideologia all'epoca dei fatti. Io sono stato appoggiato per una pluralità di ragioni che vanno sia dal fatto che mi proclamavo innocente, sia dal fatto che in molti paesi non è concepibile una condanna in contumacia e sia perché io cercavo di dare di me l'idea di un combattente della libertà, come io mi sentivo per i fatti degli anni '70". 

Battisti e i quattro omicidi

"Sicuramente non cambia nulla per quanto riguarda la mia posizione, ma tengo per la verità storica che mi riguarda a dire che che nei confronti di Torregiani e di Sabbadin la maggior parte del gruppo dei Pac, me compreso, aveva deciso di procedere, per ragioni politiche, al solo ferimento", dice Battisti, che ha ammesso le sue responsabilità in quattro omicidi. I due commercianti andavano 'puniti' perché si erano mostrati amici dello Stato uccidendo dei rapinatori. "Tuttavia accadde che il Torregiani reagì sparando e pertanto il volume di fuoco nei suoi confronti fu tale da determinarne la morte", racconta l'ex terrorista al pm del pool antiterrorismo. Al delitto avvenuto a Mestre, invece, Battisti ammette di aver avuto un ruolo "di copertura", e che la persona incaricata dell'azione "lo uccise". Precisazioni rispetto al fatto che in questi anni "sono stato 'massacrato' dalla stampa e dall'opinione pubblica quale principale responsabile della morte" dei due commercianti. A verbale l'ex terrorista confessa che "il mio primo omicidio è stato quello del maresciallo Santoro", capo delle guardie carcerarie di Udine; "la prima azione contro persone fisiche cui ho partecipato fu commessa a Milano nei confronti di Fava", il medico 'colpevole' di non concedere troppo certificati medici agli operai dell'Alfa Romeo.

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