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Domenica, 28 Aprile 2024
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"Chico Forti tornerà in Italia"

A dare la notizia la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video da Washington

"Sono felice di annunciare che dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti è stata firmata l'autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti. Un risultato frutto dell'impegno diplomatico di questo governo della collaborazione con lo Stato della Florida e con il governo degli Stati Uniti che ringrazio", dichiara la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video da Washington.

"È un giorno di gioia per Chico per la sua famiglia per tutti noi lo avevamo promesso lo abbiamo fatto e ora aspettiamo in Italia Chico Forti". Il 65enne trentino nel 2000 è stato condannato per omicidio negli Stati Uniti.

Soddisfatto anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. "La firma ottenuta oggi dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per l'autorizzazione al trasferimento di Chico Forti è uno straordinario risultato del Governo e della diplomazia italiana. Orgoglioso dei nostri funzionari. In silenzio continuiamo a raggiungere risultati importanti", ha scritto su X.

Tajani su trasferimento in Italia di Chico Forti - Post su X

La vera storia di Chico Forti

Chico Forti sta scontando l’ergastolo nel carcere di Miami, condannato per un delitto avvenuto nel 1998. Forti si è sempre dichiarato innocente e da anni la sua vicenda è periodicamente dibattuta. Andiamo a ricostruire l’accaduto. Enrico "Chico" Forti è un ex produttore televisivo e velista. Dal 1992 vive in Florida con la famiglia (moglie e tre figli).

Siamo nel 1998, quando Forti era intenzionato, mediante il tedesco Thomas Knott, ad acquistare un hotel a Ibiza, proprietà di Anthony Pike. In seguito si verrà poi a sapere che la struttura non apparteneva più a Pike. Il 15 febbraio 2015 viene ritrovato il corpo senza vita di Dale Pike, figlio di Anthony. Il cadavere si trovava nei pressi di una spiaggia, a pochi passi da un ristorante dove il ragazzo era stato in compagnia di Forti. Ucciso da due colpi di pistola sparati alla nuca, accanto al cadavere vi era una scheda telefonica, attraverso la quale è stato dedotto che le ultime telefonate del ragazzo erano state fatte all’imprenditore italiano.

A quest’ultimo sono state mosse accuse d’ordinanza ma nessuna vera prova è stata trovata: nemmeno quella del DNA, risultata negativa. Nessun testimone né ritrovamenti di armi. Le accuse riguardano prevalentemente indizi e sensazioni. Di contro, gli interrogatori a Forti hanno manifestato alcune incongruenze, e durante una perquisizione la polizia ha scoperto che l'imprenditore era coinvolto in alcune frodi immobiliari.

L'accusa a Forti è di omicidio commesso durante l'esecuzione di altro crimine e nel 2000 viene condannato all'ergastolo senza condizionale. Fin dal principio Chico Forti ha dichiarato di essere vittima di un errore giudiziario, anche se si è sempre rifiutato di rendere noti i verbali del processo. Nel corso degli anni è stata più volte richiesta l'istanza di usufruire dei benefici previsti dalla CEDU, con la possibilità di essere trasferito e scontare la pena in Italia.

Perché Chico Forti è ancora in un carcere Usa 

Il 23 dicembre 2020 il governatore della Florida, Ron De Santis, grazie anche all'interessamento del ministro Luigi Di Maio e della Farnesina, aveva firmato l'atto per il trasferimento di Chico, in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo 1983, ma la procedura di estradizione non si è mai conclusa. Ostacoli burocratici. Chico Forti ha trascorso più di un terzo della sua vita dietro le sbarre per un omicidio che ha sempre sostenuto di non avere commesso. L'assenza di ogni traccia di Forti sulla scena del crimine, a Sewer Beach, dove non sono presenti né DNA né impronte del presunto assassino, è un dato certo. Forti è stato condannato per essere stato uno degli ultimi contatti della vittima.

Il sospetto di Forti, che ha sempre temuto l'ostilità della polizia di Miami per un suo documentario sulla morte di Andrew Cunanan dove metteva in discussione l'operato della polizia, è che la scena sia stata contaminata e allestita ad arte per improntare la sua colpevolezza. Non ha mai potuto provarlo. Contro di lui, peraltro, c'è la pesantissima bugia detta in sede di interrogatorio in quei giorni subito dopo il delitto, quando Forti negò di aver visto Pike e di essere andato a prenderlo in aeroporto prima che morisse. "Ho mentito per timore", ha poi detto Forti.

Secondo la sua ricostruzione dei fatti, avrebbe lasciato Dale Pike in un parcheggio poco dopo le 19, prima di andare a prendere il suocero a Fort Lauderdale. Nella zona del Pellican, il cellulare di Forti, che si attiva quando chiama la moglie, aggancia una cella vicina alla scena del delitto, altro elemento che la Polizia ha ritenuto incriminante. Questo e tracce di sabbia ritrovata nell'auto di Forti alcuni giorni dopo verranno considerati dalla giuria le pistole fumanti che "inchiodano" Forti, nonostante le gravi lacune del caso.

Dal giorno della sua condanna non è mai rimasto solo: la sua famiglia e i suoi amici non hanno mai abbandonato il campo di battaglia per riportarlo a casa.

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