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Sabato, 27 Aprile 2024
Maltrattamenti / Barletta-Andria-Trani

La donna picchiata dai figli su ordine del marito (dal carcere): "Mi tradisce, punitela"

La donna ha anche tentato il suicidio. In manette sono finiti il marito e i tre figli, ma anche un estraneo al nucleo familiare che li avrebbe aiutati

Una donna tradisce il marito, lui lo scopre e  - dalla cella del carcere dove si trova recluso - impartisce un ordine secco: "Punitela". L'ordine viene eseguito dai figli della coppia e per la donna iniziano mesi di vessazioni e violenze, che culminano con un tentato suicidio. Succede ad Andria dove cinque persone - quattro tutte di un'unica famiglia - sono state arrestate. Rispondono di concorso continuato in maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona e associazione mafiosa. Gli indagati sono il marito e i tre figli della donna, più un estraneo che li avrebbe aiutati.

Secondo gli inquirenti il capofamiglia, sebbene fosse detenuto dal 2014, avrebbe impartito dal carcere all'esterno le disposizioni sul trattamento da riservare alla moglie e l'avrebbe anche minacciata di morte quando quest'ultima si recava in carcere per i colloqui, scelta che faceva per timore di ulteriori ritorsioni. In occasione dei colloqui in carcere il marito avrebbe ricordato alla moglie di avere "tanti amici delinquenti" e che sarebbe stato ''facile'' eliminarla. L'uomo però l'avrebbe, per così dire, "rassicurata" garantendole di risparmiarla "visto l'amore che provava" e che avrebbe provveduto a far uccidere il suo amante che aveva fatto un gesto "grave e irrispettoso'' nei suoi confronti. 

Il figlio maschio 19enne, dopo che era emersa la relazione extraconiugale intrattenuta dalla donna con un altro uom, a maggio 2021, avrebbe preso la madre a schiaffi, pugni e calci. Il ragazzo, insieme alle due sorelle l'avrebbe sottoposta a continue vessazioni, pesanti offese e parolacce circa la sua integrità morale. Inoltre le avrebbero sottratto il cellulare.

La donna, ridotta in uno stato di prostrazione per il maltrattamento dei figli, avrebbe tentato il suicidio ingerendo detersivo tanto da essere ricoverata d'urgenza in ospedale il 25 maggio dell'anno scorso. Dopo il ritorno a casa i maltrattamenti sarebbero continuati, anche quando la vittima si è trasferita a casa della sorella. Solo a quel punto è entrato in scena il quinto uomo. Quest'ultimo si sarebbe recato a casa di una persona grazie alla quale la donna aveva trovato ospitalità. La vittima sarebbe stata minacciata e costretta a seguirlo. Qualche tempo dopo la donna sarebbe stata costretta di notte sempre dal 49enne a ritornare, dalla casa di una nipote dove alloggiava temporaneamente, nell'abitazione familiare, fino al 15 giugno scorso quando la vittima è riuscita a fuggire.   

L'aggravante del concorso nel reato di associazione mafiosa (416 bis) contestata si deve, come scrive il gip nell'ordinanza, ''al metodo mafioso con il quale sarebbero state pronunciate le minacce, in considerazione del contesto ambientale, della caratura delinquenziale dei soggetti coinvolti nella vicenda'', ritenuti appartenenti a un clan mafioso di Andria, e ''delle concrete modalità della condotta". 

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