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Venerdì, 26 Aprile 2024
Crisi economica / Grosseto

"In provincia si vive meglio", la crisi ha ucciso il mito: il caso Grosseto

Un povero ogni dieci abitanti. E' questo il dato spaventoso del comune toscano. Sono state 7mila le persone che nel 2012 hanno chiesto assistenza

C'era una volta quell'idea tutta italiana che in provincia si vive meglio. Che la crisi, nei piccoli comuni, meno sentita che nelle metropoli. Era un mito retaggio del boom economico che, fino alla fine del secolo scorso, aveva alzato i salari ovunque ma, di riflesso, aveva risparmiato i centri medio-piccoli dal boom degli affitti, dei prezzi delle case, della spesa quotidiana.

Oggi dieci anni di crisi non hanno risparmiato nessuno. Esemplificativo il caso di Grosseto, medio comune di quella che una volta era la ricca provincia toscana.

Grosseto ha circa 79mila abitanti. Circa diecimila sono però sotto i quindici anni. Il che significa che i cittadini grossetani in "età da reddito" sono circa 70mila. Ebbene, nel 2012 sono state ben 7mila le persone che hanno chiesto assistenza al comune: impossibile, per loro, arrivare alla fine del mese.

In pratica un cittadino ogni dieci non riesce a sbarcare il lunario

I NUMERI DEL DRAMMA - Di questi, 1417 sono i cosiddetti "nuovi poveri": nel 2011 arrivavano alla fine del mese. Nel 2012 non ce la fanno. E ancora: 40 sono i casi di povertà estrema; 136 i nuclei famigliari in emergenza abitativa; 4301 i cestini alimentari distribuiti ogni giorno in collaborazione con le associazioni di volontariato.

L'ALLARME DEL SINDACO - "Sono i numeri della crisi del sistema economico e sociale globale" spiega il sindaco Emilio Bonifazi". "Il problema della povertà è sicuramente qualcosa con cui, purtroppo, si è sempre dovuto fare i conti, ma quello che stiamo riscontrando negli ultimi anni è un grave aumento di nuove forme di povertà".

Con la crisi "singole persone e interi nuclei familiari che fino a poco tempo prima godevano di normali condizioni di vita oggi si trovano a dover chiedere aiuto: per il rischio di perdere la propria abitazione, per il rischio di sfratto, per l'impossibilità a provvedere allo studio o peggio ancora al mantenimento dei figli".

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