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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Taranto, boom di malattie respiratorie per i bambini che abitano vicino all'Ilva

Questi e altri dati shock sono contenuti nell'indagine epidemiologica condotta dalla Regione Puglia per valutare l'effetto delle sostanze tossiche emesse dall'Ilva. Il governatore Emiliano ha deciso di impugnare la legge "salva-Ilva"

E' scritto nero su bianco: a Taranto c'è relazione causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario. Lo dice uno studio epidemiologico condotto dalla Regione Puglia sugli effetti delle esposizioni ambientali sulla popolazione residente nei Comuni di Taranto, Massafra e Statte, con la collaborazione del Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario regionale del Lazio, della Asl di Taranto, di Arpa Puglia e di AReS Puglia. L'area è da anni oggetto di attenzione per le possibili ripercussioni sulla salute della popolazione delle emissioni ambientali derivanti dagli impianti industriali presenti, in particolare dell'impianto siderurgico Ilva. E il rapporto - come spiegato dalla Regione - illustra i risultati dell'indagine epidemiologica condotta per valutare l'effetto delle sostanze tossiche di origine industriale, emesse dal complesso Ilva, sulla salute dei residenti. La coorte esaminata dallo studio è costituita dalle 321,356 persone, residenti tra il 1 gennaio 1998 ed il 31 dicembre 2010 nei comuni di Taranto, Massafra e Statte.

E alcuni dati sono significativi: +24% ricoveri per malattie respiratorie dei bambini residenti nel quartiere Tamburi, +26% nel quartiere Paolo VI l'esposizione alle polveri industriali è responsabile di un +4% di mortalità, in particolare +5% mortalità per tumore polmonare, +10% per infarto del miocardio. Per effetto dell'So2 (anidride solforosa) industriale si registra +9% mortalità, in particolare +17% mortalità per tumore polmonare, +29% per infarto del miocardio. Ed entrambi gli inquinanti sono responsabili di nuovi casi di tumore del polmone tra i residenti (+29% Pm10 +42% l'So2).

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LO STUDIO E I RISULTATI - Ad ogni individuo del gruppo esaminato sono stati attribuiti gli indicatori della esposizione alla fonte di inquinamento presente nell'area usando i risultati di modelli di dispersione in atmosfera degli inquinanti scelti come traccianti (Pm10 ed So2, ovvero polveri sottili e anidride solforosa). L'esposizione individuale dei soggetti della coorte è stata ricostruita a partire dal 1965 (anno di avvio dell'impianto siderurgico) al 2014 integrando i risultati del modello di dispersione con i dati effettivi di produttività Ilva, i dati quinquennali di emissioni dall'impianto (fonte Ispra), e la storia residenziale individuale. Lo studio ha quindi, in particolare, evidenziato che 'l'esposizione a Pm10 e So2 di origine industriale è associata a un aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei residenti'. All'aumento di 10µg/m3 del Pm10 di origine industriale, a parità di età, genere, condizione socio-economica e occupazione, si è osservato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali pari al 4%; per l'esposizione ad So2 di origine industriale l'incremento di rischio è del 9%. Per entrambi gli inquinanti si è osservata anche una associazione con la mortalità per cause tumorali (es. il tumore del polmone +5% per il Pm10 e + 17% per So2) e per le malattie dell'apparato cardiovascolare, in particolare si è osservato un eccesso importante per gli eventi coronarici acuti (infarto del miocardio e angina instabile). Un aumento di rischio si è osservato anche per le malattie dell'apparato renale. Tra i residenti nell'area di Taranto inoltre "si è osservata una associazione tra gli stessi inquinanti e ricorso alle cure ospedaliere per molte delle patologie analizzate". In particolare, per effetto del Pm10 e So2 (per incrementi di 10 µg/m3 delle concentrazioni) sono stati osservati eccessi per malattie neurologiche, cardiache, infezioni respiratorie, malattie dell'apparato digerente e malattie renali. E ancora: "Le gravidanze con esito abortivo sono associate all'esposizione a So2 delle donne residenti' e 'tra i bambini di età 0-14 si sono osservati eccessi importanti per le patologie respiratorie, in particolari tra i bambini residenti a Tamburi si osserva un eccesso di ricoveri pari al 24%, tra quelli di Paolo VI +26%".

PIU' L'ILVA PRODUCE, PIU' I TARANTINI SI AMMALANO - "L'incidenza tumorale - prosegue lo studio - è associata nel periodo 2006-2011 all'esposizione agli inquinanti studiati', e 'l'aumento del rischio raggiunge la significatività statistica per tumore del polmone: +29% per esposizione a Pm10, +42% per So2".Lo studio chiarisce anche, all'esito di accertamenti specifici, che "lo stato socioeconomico e i fattori di rischio individuali, come il fumo di sigarette e l'alcol non sono responsabili dei risultati riscontrati". Lo studio analizza in specifico anche la correlazione tra l'incidenza sanitaria e l'attività dello stabilimento Ilva: "La produttività dell'Ilva ha avuto delle variazioni nel periodo 2008-2014 con un declino a seguito della crisi economica (2009), un successivo aumento negli anni 2010-2012, e un declino nel 2013-2014. All'andamento produttivo, e quindi alla variazione delle emissioni, ha corrisposto un effetto sui livelli di inquinamento in prossimità dell'impianto e nei quartieri limitrofi. L'andamento della mortalità ha seguito in modo speculare l'andamento della produttività e l'inquinamento nei quartieri Tamburi e Borgo. Si è assistito a variazioni positive nei tassi di mortalità fino al 2012, a seguito di incrementi del Pm10 di origine industriale, per poi osservare una riduzione sia dell'inquinamento che della mortalità nel 2013-2014".
Quindi in sintesi "la lettura dei risultati, anche alla luce della letteratura più recente sugli effetti nocivi dell'inquinamento ambientale di origine industriale, depone a favore dell'esistenza di una relazione di causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario nell'area di Taranto". E "la latenza temporale tra esposizione ed esiti sanitari appare breve, ad indicare la possibilità di un guadagno sanitario immediato a seguito di interventi di prevenzione ambientale".

Ilva, la rabbia di Taranto

INTERVIENE EMILIANO - "Il presidente del Consiglio - ha spiegato presentando lo studio il presidente della Regione Puglia Emiliano - ha questo studio già da diversi giorni e adesso deve valutare cosa fare, essendo informato, e prendere le decisioni conseguenti. Non è una comunicazione come tutte le altre: questa è una comunicazione che ha effetto giuridico, da questo momento il presidente della Regione e il presidente del Consiglio hanno il dovere e il potere di adottare provvedimenti che servano, se in natura sono possibili, ad abbassare questi livelli di mortalità anomali, fuori scala".

"INFORMAZIONI SCIENTIFICHE INOPPUGNABILI" - "Io non posso chiudere la fabbrica, non ho questo potere e non ce l'ha neanche più la magistratura perché sono intervenuti dei provvedimenti di legge che impediscono ai magistrati di agire come farebbero per qualunque altro impianto", ha aggiunto Emiliano, annunciando però "una cosa che faremo, e la Regione ha titolo per farlo, è la revisione dell'Aia. Già da qualche giorno ho dato indicazione all'Avvocatura regionale di istruire la richiesta. Se l'Aia venisse revocata sulla base degli elementi presentati oggi, ancora una volta, la fabbrica non potrebbe proseguire l'attività. Terza cosa che la Regione ha già fatto, è proporre al Governo un sistema produttivo alternativo". Perché 'la Regione Puglia non vuole entrare nella discussione se questa fabbrica sia davvero o no strategica per l'economia nazionale, è un giudizio che spetta al governo. E quest'ultimo la ritiene strategica. Però la produzione di acciaio strategica può essere realizzata con mezzi produttivi diversi dall'attuale. E per questo abbiamo inviato lo scorso dicembre al Presidente del Consiglio una proposta che prevede una modalità di produrre acciaio che non determini fattori di mortalità. Siamo in attesa di una risposta che ancora non arriva".

Ma Emiliano aveva anche annunciato che di fronte ai dati ora a disposizione "sulla base di informazioni scientificamente inoppugnabili" nel corso della Giunta straordinaria, convocata nel pomeriggio sarebbe stata valutata l'impugnazione dinanzi alla Corte costituzionale dell'ultimo decreto Ilva, "decreto che impedisce alla magistratura di bloccare l'impianto, che secondo noi andrebbe bloccato alla luce di questi dati, fino a che non si sia in grado di funzionare senza pericolo. Perché se le curve di produttività corrispondono alle curve di mortalità, tertium non datum, la fabbrica va fermata o rallentata e vanno portati questi dati al minimo livello possibile. Noi, come Regione, continueremo a verificare questa corrispondenza tra mortalità e produttività".

Le immagini dell'Ilva di Taranto

NO ALLA LEGGE SALVA-ILVA - E nella serata di ieri la decisione della Regione è arrivata: la Giunta regionale, riunita in seduta straordinaria, ha deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge numero 151 del 2016 - che ha convertito l'ultimo decreto legge sull'Ilva - per lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l'operato del legislatore.
Perché la legge - spiega la Regione in una nota - "non prevede alcuna forma di coinvolgimento della Regione nella procedura di modifica o integrazione al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria o di altro titolo autorizzativo necessario per l'esercizio dell'impianto siderurgico del Gruppo Ilva di Taranto, attuando così una discriminazione totalmente irragionevole". E "l'esclusione di qualunque strumento collaborativo con la Regione - si conclude - rende palesemente incostituzionale la disposizione impugnata".

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