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Sabato, 27 Aprile 2024
Omicidio Isabella Noventa

Caso Noventa, nuovi guai per la Cacco: "Simulò un furto per perseguitare Isabella"

Nuovo capo d'imputazione per la tabaccaia veneziana: secondo gli inquirenti avrebbe simulato il furto del suo cellulare per continuare a minacciare Isabella Noventa

Si complica la situazione di Manuela Cacco, la tabaccaia veneziana accusata, assieme a Freddy e Debora Sorgato, dell'omicidio di Isabella Noventa, la segretaria 55enne di Albignasego scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 gennaio.

Nei giorni scorsi, il pubblico ministero Giorgio Falcone ha notificato la chiusura delle indagini sul caso, contestando a tutti e tre gli indagati (il trio è in carcere dallo scorso febbraio) le accuse di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, e mostrando così di non credere all'estraneità della Cacco al piano omicida. Cacco che, tra l'altro, è indagata anche per il reato di stalking: proprio nei confronti di Isabella, che in vita aveva denunciato più volte di essere vittima di atti persecutori.

NUOVI GUAI PER LA CACCO. Ora, a questi tre capi di imputazione se ne aggiunge un altro: simulazione di reato. La tabaccaia - come riportano i quotidiani locali - denunciò, il 15 novembre del 2013 alla stazione dei carabinieri di Camponogara (Venezia), il furto del suo telefono cellulare. Secondo la donna, lo smartphone le era stato rubato un mese prima, il 15 di ottobre. Ma quel furto in realtà non è mai avvenuto: la tabaccaia ha cambiato numero di telefono e sim, ma ha continuato ad adoperare lo stesso apparecchio telefonico. Ne sono una prova i dati estrapolati dagli inquirenti tramite il codice Imei (International mobile equipment identity).

"VOLEVA NASCONDERE IL SUO STALKING". Era il periodo nel quale Isabella riceveva sms e telefonate anonime e minacciose: l'ipotesi è che la Cacco abbia denunciato il furto del telefono credendo, in questo modo, di non poter essere associata agli atti persecutori commessi nei confronti della segretaria di Albignasego. 

SOTTO CONTROLLO LA POSTA DEL TRIO. Infine, il pm ha disposto il controllo della corrisponenza dal carcere tra i tre indagati, un'ottantina di lettere.

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