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Lunedì, 29 Aprile 2024
Malattie

Leonardo, 43 anni e un cancro incurabile: "Affronto la malattia con il sorriso"

I medici gli avevano dato pochi mesi di vita. Ma Leonardo Cenci, perugino di 43 anni, non si è mai arreso. E dopo essere stato il primo italiano a correre la maratona di New York con un tumore in atto, ieri è tornato a indossare le scarpe da ginnastica: "Sono un combattente"

"Sono un combattente: quando mi prefiggo un obiettivo cerco di raggiungerlo in ogni modo. E alla fine ci riesco sempre. Questo mi aiuta anche a livello mentale per affrontare quotidianamente la mia malattia con il sorriso e la serenità". Leonardo Cenci non si ferma mai. Reduce dalla maratona di New York, ieri era a Roma per partecipare come testimonial alla "Corsa delle città", una iniziativa solidale contro il cancro del pancreas, che si è svolta a Villa Glori e contemporaneamente anche ad Alicante e a Las Rozas (Madrid). Leonardo, 43 anni di Perugia, è un ex dipendente dell'Agenzia delle Dogane e dal 2012 è affetto da una grave patologia oncologica.

Da allora gli avevano dato pochi mesi di vita e invece lui continua a correre, l'ha fatto persino per 42 km all'ultima maratona di New York lo scorso 6 novembre. Solo pochi giorni fa, per telefono, con voce fiacca aveva raccontato all'agenzia DIRE di essere ancora tutto "acciaccato" a causa di un'influenza di stagione. Ma Leonardo, con la grinta di sempre, è riuscito a debellarla e oggi ha rimesso calzoncini e scarpe da ginnastica.

"Dopo la maratona di New York - dice Leonardo - sono stato sommerso da richieste di interviste e partecipazioni in tv, così mi sono fatto prendere dalle ali dell'entusiasmo dimenticandomi di avere un cancro. E lui, con l'influenza, me l'ha prontamente ricordato". Ma è stato solo un "male di stagione", sminuisce Leonardo, sempre con il sorriso sulla bocca: "Proprio la settimana scorsa, appena rientrato dalla Grande Mela, avevo fatto il vaccino contro l'influenza. Ma per fare effetto il mio medico mi aveva detto che sarebbero state necessarie almeno due o tre settimane. Se lo avessi fatto prima sarei stato già 'coperto', ma vabbè, ciccia, è passata".

Insieme alla sua Onlus "Avanti Tutta" Leonardo ha deciso di aderire alla "Corsa delle città" (a cui hanno partecipato circa 300 persone, tra medici e pazienti) per portare la sua testimonianza di come una grave malattia oncologica possa essere vissuta con forza e serenità e di come lo sport e stili di vita corretti possano essere elementi chiave per mantenere una buona qualità della vita.

Tatuaggi per coprire le cicatrici di un tumore al seno

"Sono stato invitato a questa iniziativa - racconta ancora  a Carlotta di Santo dell'agenzia DIRE Leonardo Cenci - e con orgoglio ho accettato di fare da testimonial per dare prova concreta di come l'attività motoria sia un percorso da fare, accanto alle terapie, da coloro che soffrono di neoplasie, cancri o malattie degenerative. Ormai anche in letteratura ci sono dati evidenti che dimostrano come l'attività motoria, fatta con continuità, riesce da una parte a migliorare la riproduzione delle cellule e dall'altra a "frenare" la propagazione di quelle cancerogene. Lo sport ha effetti positivi tangibili ed è di fondamentale importanza che questo si sappia. Regalare un sorriso a chi è meno fortunato di noi, poi, ci rende persone migliori e credo che questo sia il premio più soddisfacente di tutti".

A partecipare all''iniziativa, con la pettorina numero 1, anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò: "Sono qui innanzitutto perché, se posso, corro a prescindere, soprattutto nel fine settimana - dice all''agenzia DIRE - secondo perche'' un mio amico, il professor Capurso, a nome di un bellissimo progetto per sostenere e diffondere la sensibilità su temi delicati come il cancro, in particolare del pancreas, merita tutto il supporto possibile da chi ha la possibilità di dare voce a iniziative del genere. Ma sono qui anche perché c'è Leo Cenci, un gigante della vita, primo italiano e secondo al mondo a correre ad una maratona con una malattia addosso come un cancro dichiarato inguaribile. Lo sport deve assolutamente diffondere messaggi e valori di questo tipo, per cui perché non farlo... Sono molto felice di esserci". 
 

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