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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il caso / Palermo

"Ha ucciso il marito col cianuro": lascia la figlia neonata alla madre e va in carcere

Loredana Graziano, a cui sono stati inflitti 30 anni per l'omicidio del pizzaiolo Sebastiano Rosella Musico, ha trascorso sinora solo pochi giorni in cella per una gravidanza e per la nascita della bambina. Il pm aveva chiesto la reclusione in una comunità dove portare pure la piccola

Va in carcere Loredana Graziano, la donna condannata a 30 anni in primo grado lo scorso 23 febbraio perché avrebbe ucciso il marito, il pizzaiolo di Termini Imerese (Palermo), Sebastiano Rosella Musico, avvelenandolo col cianuro, il 22 gennaio del 2019. La decisione è del gup Valeria Gioeli, che aveva emesso la sentenza e che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Alessandro Musco, ritenendo che vi siano "gravi esigenze cautelari", in particolare il pericolo di reiterazione del reato, ovvero che Graziano possa cercare di uccidere altre persone.

La donna, prima per via di una gravidanza e poi perché diventata madre, nonostante la gravità dell'accusa, aveva trascorso pochissimi giorni in cella (quelli subito dopo il suo arresto, avvenuto ad aprile dell'anno scorso). Finora era rimasta agli arresti domiciliari, cosa che aveva suscitato la rabbia dei parenti della vittima, parte civile nel processo con l'assistenza degli avvocati Salvatore Sansone e Salvatore De Lisi.

Il pubblico ministero aveva in realtà chiesto che Graziano venisse trasferita dai domiciliari ad una comunità in Campania, dove avrebbe potuto essere reclusa assieme al bambino. Di fronte a questa eventualità, però, la donna ha dichiarato che la figlia avrebbe potuto essere affidato a sua madre e i magistrati hanno dunque disposto la detenzione in carcere, trasferendola al Pagliarelli. La difesa degli imputati, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Lo Re e Giuseppe Di Maio, si riserva di impugnare il provvedimento.

Secondo la ricostruzione dell'accusa, Graziano, stanca della vita grigia e monotona che sarebbe stata costretta a fare dal marito, che a suo dire avrebbe pensato solo a lavorare, ma soprattutto perché non sarebbe riuscita ad avere un figlio che tanto desiderava, avrebbe deciso di sbarazzarsi del coniuge. Prima somministrandogli un anticoagulante e poi, vedendo che questa soluzione non sortiva effetti, con il cianuro. Inizialmente, però, la morte del pizzaiolo fu archiviata come un suicidio e soltanto in un secondo momento, con la riesumazione della salma e l'autopsia, vennero fuori le tracce di veleno.

Visto poi che Loredana Graziana sarebbe stata l'ultima persona a vedere vivo il marito e considerati gli effetti rapidissimi del cianuro, la Procura ha ritenuto che potesse essere stata soltanto lei ad ucciderlo. A sostegno di questa tesi ci sono poi le dichiarazioni dell'ex amante della donna, che aveva raccontato agli investigatori che sarebbe stata lei stessa a confessargli di aver avvelanato il marito. Per questo, all'esito del processo in abbreviato (rito alternativo che Graziano con le nuove norme non avrebbe potuto scegliere), la donna è stata condannata a 30 anni.

Nel frattempo, però, era rimasta incinta di un altro uomo e per questo le era stata concessa una misura cautelare più lieve rispetto al carcere, i domiciliari appunto, che sono stati mantenuti anche dopo la nascita del bambino. Fino a ieri, quando le è stata notificata l'ordinanza del giudice con la quale è finita a Pagliarelli. I difensori dell'imputata hanno contestato la ricostruzione dei fatti dell'accusa e della parte civile, ritenendo che in realtà "dagli atti processuali non si evince alcuna ragione per la quale l'imputata avrebbe dovuto uccidere il marito". In attesa delle motivazioni della sentenza, gli avvocati avevano preanunciato il ricorso in appello. 
 

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