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Domenica, 28 Aprile 2024
Il caso

Morì in Iraq a 22 anni: negata la liquidazione ai familiari di Matteo Vanzan

Lo Stato non avrebbe concesso l'erogazione del Tfs in quanto il giovane soldato era un volontario "in ferma breve". I genitori non ci stanno. Già nel 2015 il padre aveva ingaggiato un botta e risposta con il ministero della Difesa

Matteo Vanzan, primo caporal maggiore dei Lagunari, perse la vita in combattimento il 17 maggio 2004 in Iraq quando aveva solo 22 anni. Fu ucciso a Nassiriya nel corso di uno scontro con dei miliziani iracheni. Una granata di mortaio gli recise l'arteria femorale.

A 17 anni da quella tragedia, lo Stato non avrebbe ancora concesso la liquidazione alla famiglia perché quando partì da Camponogara (Venezia) alla volta dell'Iraq Vanzan era un "volontario in ferma breve".

Come riporta il 'Gazzettino' nel 2006 l'allora Capo dello Stato Azeglio Ciampi conferì alla memoria di Vanzan la Croce d'onore riservata alle vittime degli atti di terrorismo o degli atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all'estero.

Ma i genitori si sarebbero visti respingere la richiesta di Tfs (l'equivalente del Tfr per gli impiegati pubblici) dall'istituto di previdenza proprio in quanto all'epoca del decesso il militare era un volontario e non avrebbe dunque diritto alla liquidazione. I familiari si sono dunque rivolti al Tribunale amministrativo regionale, ma il ricorso - hanno rilevato i giudici - potrebbe risultare inammissibile per difetto di giurisdizione, in quanto la competenza sarebbe del Tribunale ordinario. 

Già un paio di anni fa il padre del giovane, Enzo Vanzan, aveva rivendicato il diritto al Tfs spiegando ai giornali che voleva avere quanto gli spettava non per "una questione di denaro" (si tratterebbe comunque di una cifra esigua), ma "di rispetto delle regole".

Nel 2015 il botta e risposta con il ministero per la pensione del figlio

La famiglia lamenta da tempo un disinteresse delle istituzioni per la vicenda del figlio. Nel 2015 il padre del soldato si rese protagonista di un botta e risposta con il ministero della Difesa per aver rivendicato il diritto a a 173,45 euro al mese di pensione che a suo dire sarebbero spettati ai familiari. 

Il ministero replicò mettendo i puntini sulle 'i'. "I vitalizi ci sono e comprendono - si legge nella nota - , tra gli altri, il premio assicurativo e le altre indennità 'una tantum' dovute nella circostanza per un totale di circa 500 mila euro. A ciò si aggiungono, per ciascuno dei genitori, l'assegno vitalizio mensile e lo speciale assegno vitalizio mensile per un totale di 1.868,20 euro, già concessi con decreti, del maggio 2004 e del febbraio 2005".

Per quanto riguarda il capitolo pensione, il ministero spiegò che si tratta di "un ulteriore beneficio assistenziale corrispondente alla 'pensione privilegiata di reversibilita" il cui importo è fissato dalla legge e che, una volta concluso l'iter di concessione, è stata attribuita con decreto del febbraio 2015 a decorrere dall'evento".

Vanzan aveva contro replicato lamentando il fatto che a 11 anni dalla morte del figlio non aveva ancora ricevuto il vitalizio promesso.  E ora è pronto a dare battaglia per il diritto alla liquidazione. 

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