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Domenica, 28 Aprile 2024
Il profilo / Milano

Chi è l'uomo col Corano in mano che ha aggredito tre persone a caso a Milano

L'uomo, un 33enne cittadino egiziano, è stato indagato. Il suo "profilo"

Nel 2020 era andato via da Milano. Poi è riapparso, non si sa ancora quando. Di sicuro l'ultima sua traccia risale a luglio scorso, quando era finito in manette. Prima, il niente. Dopo, invece, la follia: quella scattata in viale Monza alle 14.24 di sabato, quando ha smesso di essere un fantasma e ha aggredito tre persone a caso, che hanno avuto l'unica sfortuna di trovarsi sulla sua strada. Il "fantasma" è un 33enne cittadino egiziano, con qualche piccolo precedente per reati legati all'immigrazione. 

È lui l'uomo che sabato, con addosso una tunica bianca e in mano un Corano, ha sferrato calci e pugni contro un 53enne e un 57enne italiani e un 44enne ecuadoriano, lui finito in ospedale per le ferite, all'altezza del civico 311 dello stradone che porta fuori dal capoluogo meneghino. Alcuni testimoni - ma su questo sono ancora in corso accertamenti perché le voci sono contrastanti - hanno assicurato di avergli sentito gridare "Allah Akbar" mentre sfogava la sua furia sui tre uomini. 

Quando i poliziotti delle Volanti lo hanno bloccato, sono stati costretti a portarlo al pronto soccorso del Policlinico perché era completamente fuori di sé. La sua vittima è invece finita prima all'ospedale di Sesto e poi al Bassini di Cinisello Balsamo, in condizioni fortunatamente buone. Il raid ha inevitabilmente fatto scattare l'allarme, anche perché avvenuto a poco più di un'ora dall'inizio della manifestazione dei circa 4mila palestinesi che si sono ritrovati in stazione e hanno poi sfilato fino al Parco Trotter gridando cori per la "Palestina libera" e contro "Israele terrorista, Stato fascista". Gli investigatori hanno subito escluso qualsiasi possibile collegamento fra il corteo e le aggressioni, apparso immediatamente un gesto isolato. 

Isolato sì, ma compiuto da chi? Il 33enne, stando a quanto verificato, era stato colpito da un ordine di espulsione firmato dal questore di Milano nel 2020 e aveva effettivamente lasciato l'Italia. A luglio scorso - quindi prima dei cinque anni previsti dal provvedimento - è stato però fermato durante un controllo casuale a Milano e arrestato proprio per essere rientrato sul territorio nazionale prima dei termini. Giudicato per direttissima, per lui era stato disposto l'obbligo di firma, mentre adesso è indagato con l'accusa di lesioni aggravate ed è trattenuto in questura per delle valutazioni sulla sua posizione. 

Irregolare e senza una fissa dimora, l'uomo non era mai finito nel mirino degli specialisti della Digos, che monitorano senza sosta gli ambienti islamici - e non solo - alla ricerca di possibili estremisti. Di sicuro non è mai stato segnalato in qualche moschea, ma altrettanto certamente - secondo quanto appreso - sia in ospedale sia in questura, dopo il fermo in viale Monza, ha mostrato quella che gli investigatori hanno definito una "certa ostilità nei confronti del mondo occidentale". 
 

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