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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Modena

Modena, finti matrimoni in cambio del permesso di soggiorno: due arresti

Un'inchiesta per corruzione scuote la Questura di Modena. Arrestati due stranieri che gestivano un piccolo racket, sospeso un poliziotto impiegato all'Ufficio Immigrazione. Altri dieci gli indagati

Nuovo scandalo legato al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, stavolta nella città di Modena. Questa mattina, infatti, sono stati eseguite le misure cautelari ordinate dal Gip a seguito di un'inchiesta per corruzione svolta dalla Procura di Modena insieme alla Squadra Mobile. Due persone sono state arrestate: un cittadino albanese che è finito in carcere un un marocchino recluso ai domiciliari. Ma a fare molto rumore è la terza figura protagonista dell'indagine: un poliziotto 45enne, impiegato presso l'Ufficio Immigrazione della Questura, che è stato sospeso e interdetto dal servizio.

LE ACCUSE – I tre personaggi, più altri dieci coinvolti a vario titolo nell'inchiesta, sono accusati dei reati di corruzione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violazione dei doveri d'ufficio. In buona sostanza, i due stranieri avrebbero gestito un sistema che ha permesso ad alcuni loro connazionali – una ventina i casi censiti dagli inquirenti – di ottenere il permesso di soggiorno attraverso matrimoni fittizi e grazie all'intercessione del poliziotto, che avrebbe omesso i controlli di routine su quelle pratiche, facendole procedere rapidamente fino all'approvazione.

IL "SISTEMA" – Il cittadino albanese è considerato la mente dell'operazione, colui che intratteneva i rapporti con il poliziotto e combinava matrimoni fra stranieri e donne italiane. Il metodo scelto per far ottenere i permessi di soggiorno in modo rapido era infatti quello di organizzare matrimoni di comodo tra cittadini albanesi e marocchini, spesso giovani, con donne modenesi che si prestavano in cambio di un tornaconto. Ogni pratica costava all'immigrato 3.000 euro, che finivano nelle tasche dell'albanese per poi essere distribuiti alle "spose" e, per quanto riguarda gli immigrati nordafricani, anche al marocchino finito ai domiciliari, che era a sua volta un procacciatore di "clienti". Il poliziotto, da parte sua, velocizzava le procedure burocratiche e nel caso dei matrimoni ometteva i controlli necessari a verificare la reale consistenza del matrimonio. Tutto questo in cambio di favori di ogni genere, non propriamente attraverso mazzette in contanti, ma con regali e servizi, tra cui cene offerte, la ritinteggiatura di casa, il regalo di un divano e di un set di pneumatici, solo per citarne alcuni.

L'INDAGINE – Gli uomini della Squadra Mobile si sono trovati ad indagare sui colleghi dei vicini uffici di via Palatucci, fatto che ha richiesto non pochi imbarazzi e la necessità di un'estrema discrezione. Fondamentali per l'inchiesta, oltre ai "classici" pedinamenti e appostamenti, sono state le intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno svelato come gli stranieri e il pubblico ufficiale tramassero tranquillamente, senza alcun sospetto di essere osservati. Sono stati circa una ventina i casi di favoreggiamento censiti nell'arco degli ultimi sette mesi. Tra gli altri indagati non figurano soltanto gli stranieri, ma anche un secondo agente di Polizia, che evidentemente era a conoscenza di quanto accadeva negli uffici dell'Immigrazione. Per i tre promotori la Procura, con i magistrati Imperato e Graziano, aveva richiesto il carcere, ma il Tribunale ha concesso misure alternative al marocchino e al poliziotto, che stamane ha riconsegnato pistola e distintivo ed è stato sospeso dal servizio.

LA REAZIONE – Il caso ha ovviamente creato un forte imbarazzo tra le fila della Polizia di Stato, ma il Questore Paolo Fassari ha usato parole molto nette per rispondere a quanto accaduto: "Siamo di fronte ad un fatto che ovviamente non è piacevole, ma credo che queste indagini, scolte con scrupolo dalla Squadra Mobile, confermino come la Polizia di Stato possieda gli anticorpi necessari per reagire al virus corruttivo. Abbiamo dimostrato che non esistono zone franche di impunità e che la legalità viene affermata nei confronti di tutti. Anche in occasioni come queste cerchiamo di dare un'immagine della Polizia trasparente e imparziale".

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