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Sabato, 27 Aprile 2024
omicidio in casa / Palermo

Loredana Graziano, condannata a 30 anni per l'omicidio del marito può tornare a casa

La donna di 37 anni è stata riconosciuta colpevole di avere avvelenato Sebastiano Rosella Musico perché stanca delle vita di coppia. Il riesame le ha concesso i domiciliari. Le motivazioni e la reazione dei familiari della vittima

Può lasciare il carcere Loredana Graziano, la donna di 37 anni condannata in secondo grado a 30 anni di reclusione per avere avvelenato il marito, Sebastiano Rosella Musico, 40 anni, a Termini Imerese (Palermo) nel gennaio del 2019. Il tribunale del riesame le ha concesso i domiciliari accogliendo la richiesta presentata dall'avvocato Vincenzo Lo Re basata, come riporta la stampa locale, su due presupposti: un precedente annullamento con rinvio, deciso dalla Cassazione, e un ulteriore difetto di motivazione sulle esigenze cautelari di eccezionale gravità nei confronti di una donna, madre di un bimbo di diciotto mesi. 

Posta ai domiciliari dopo la condanna di primo grado da parte del gup di Termini era stata riportata in carcere perché si ipotizzava potesse tornare a commettere lo stesso reato, l'omicidio, stavolta nei confronti del nuovo compagno. Il giudice le aveva offerto la possibilità di andare in una casa attrezzata per detenute madri, ad Avellino, ma lei l'aveva respinta. Su ricorso del difensore, la Cassazione aveva ritenuto illogico il possibile nuovo omicidio, perché non ancorato ad alcun elemento sostanziale. Ora il riesame ha confermato che, nonostante il reato sia molto grave, viene prima di tutto l'interesse del figlio. Loredana Graziano quindi torna a casa dei genitori, con il figlio e il nuovo compagno.

Secondo la ricostruzione della Procura di Termini, Loredana Graziano quando era sposata con Musico aveva iniziato una relazione extraconiugale. Allora, per "liberarsi" dell'uomo, avrebbe deciso di somministrandogli cianuro e medicine anticoagulanti, il Coumadin, mischiati al cibo. Musico è morto il 22 gennaio 2019, fra atroci sofferenze. Inizialmente il decesso era stato imputato a "cause naturali" ma un anno e mezzo dopo l'amante della Graziano, dopo la fine della loro storia, la aveva accusata davanti ai carabinieri: da lì la riesumazione del cadavere e l'autopsia, dall'esito inequivocabile. Nel frattempo, Loredana aveva allacciato una nuova relazione ed era rimasta incinta. Quando era stata arrestata era appena nato il suo bimbo e, dopo 16 giorni in carcere, era tornata a casa. A marzo dell'anno scorso la condanna a 30 anni di reclusione, a conclusione del processo col rito abbreviato, e il successivo ritorno in carcere. 

"Non c'è rispetto del nostro dolore", protestano Domenico e Maria Concetta Rosella Musicò, fratello e sorella della vittima. "Ci sentiamo traditi da una decisione che riapre una ferita dolorosissima - dicono -. L'imputata aveva già avuto la possibilità di andare a vivere con il proprio figlio presso una casa famiglia nei pressi di Avellino, ma incredibilmente ha rifiutato questa scomoda alternativa perché lontano da casa. Ora gli viene accordato il capriccio di tornare ai domiciliari per vivere comodamente dopo il gravissimo delitto che ha consumato. Una grandissima ingiustizia". 

"L'odierna decisione del Tribunale del Riesame di Palermo sul rinvio della Corte di Cassazione, interviene su temi che contestiamo sollecitando l'impugnazione della Procura Generale, e che dopo la conferma della sentenza in grado di appello riteniamo inattuali e superati", aggiungono i familiari assistiti dall'avvocato Salvatore Sansone.

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