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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Brindisi

Palmina, bruciata viva 35 anni fa: la Cassazione respinge l'archiviazione del caso

La sorella della 14enne di Fasano ha presentato una denuncia con una perizia che dimostra che Palmina, quell'11 novembre 1981, non si suicidò. Prima di morire, la ragazzina fece i nomi dei suoi presunti aguzzini, che le avrebbero dato fuoco perché si era rifiutata di prostituirsi. La Suprema Corte ha deciso di riaprire il caso

Non sarà archiviato il caso della morte di Palmina Martinelli, la ragazza di 14 anni bruciata viva l'11 novembre 1981 a Fasano, in provincia di Brindisi.

La prima sezione della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla sorella maggiore di Palmina. La ragazza fu trovata ustionata e agonizzante in casa sua e morì 22 giorni dopo in ospedale, in seguito alle ferite riportate.

LA TESTIMONIANZA REGISTRATA - Prima di spirare, Palmina testimoniò e fece i nomi dei suoi presunti aggressori, che le avrebbero fuoco perché rifiutò di prostituirsi. "Entrano Giovanni ed Enrico e mi fanno scrivere che mi ero litigata con mia cognata, mi chiudono in bagno, mi tappano gli occhi, mi mettono lo spirito e mi infiammano", disse la ragazzina, la cui testimonianza fu verbalizzata e registrata su nastro magnetico. Al processo però i giudici ritennero inattendibili le sue parole e il caso venne chiuso come suicidio, anche sulla scorta di una lettera lasciata dalla ragazzina sul tavolo della cucina, che i magistrati interpretarono come un biglietto d'addio.

IL CASO IN TV - Le due persone accusate da Palmina sono state assolte nei tre gradi di giudizio e quindi non potranno più essere giudicati per lo stesso reato. Anche il programma "Chi l'ha visto?" si è occupato del caso di Palmina Martinelli, come pure la tramissione Rai "I dieci comandamenti".

IL RICORSO E LA PERIZIA - La sorella di Palmina, Giacomina Martinelli, ha sempre lottato affinché venisse fatta luce sulla morte della sorella e ha richiesto la riapertura del fascicolo, in base a una perizia dell'anatomopatologo Vittorio Pesce Delfioni, consegnata al procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli. Nel 2012 la donna presentò denuncia contro ignoti per cercare "gli autori dell'omicidio doloso", come ricostruisce BrindisiReport, allegando la perizia. Il perito, utilizzando recenti tecniche di analisi di immagine computerizzata sulle ustioni di Palmina, scrisse che il volto della ragazza "era protetto con entrambe le mani prima dello sviluppo della fiamma e quindi dell'innesco dell'incendio", che fu "quindi provocato da altri". Impostazione condivisa anche dalla Procura, che ha disposto un accertamento grafologico su un biglietto lasciato dalla 14enne, da cui emerge che furono almeno due le persone a scrivere. La Cassazione ha disposto la trasmissione degli atti al procuratore di Bari, per una nuova inchiesta.

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