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Domenica, 28 Aprile 2024
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Il matrimonio con Melania Rea, la "scappatella" con Ludovica: cosa ha detto Parolisi a "Chi l'ha visto?"

L'ex caporal maggiore dell'esercito esce dal carcere in permesso premio per 12 ore e continua a dirsi innocente. Il fratello della vittima: "Mi fa vergognare di essere un uomo"

"Se trovassi un lavoro potrei uscire, ma chi me lo dà un lavoro... quando sentono il mio nome e cognome scappano". A "Chi l'ha visto?", nella puntata di mercoledì 5 luglio su Rai 3, ha parlato Salvatore Parolisi, in permesso premio dal carcere di Bollate (Milano) dove è recluso. L'ex militare 45enne condannato in via definitiva per l'omicidio della moglie Melania Rea, ha scontato dodici dei venti anni di carcere previsti dalla sentenza di condanna, e può ora usufruire dei permessi giornalieri e lasciare per alcune ore la struttura carceraria dove è recluso. La sua condotta a Bollate sembra essere quella di "un detenuto modello": per questo Parolisi, che lavora come centralinista e si è anche iscritto alla facoltà di giurisprudenza alla Statale di Milano, era in permesso premio quando è stato intervistato. La famiglia Rea, intanto, continua a combattere contro la possibilità che il militare possa ottenere uno sconto di pena o permessi premio.

"Potevo uscire quattro anni fa. Mi hanno dato dodici ore di permesso di m*** dopo dodici anni…", ha detto l'ex caporal maggiore dell'esercito. "Qua ci stanno gli ergastolani che escono dopo sei anni, io dopo dodici", ha sottolineato. E ancora: "Il matrimonio è la realizzazione di un sogno, quello di avere la mia famiglia, godermi i miei figli e di stare bene. E poi? Quale è stata la verità? Se ne andava, non veniva, ogni tanto venivano loro (parlando della famiglia della moglie, ndr). Non potevo stare con mia moglie a letto. La mamma si addormentava da noi… Tornavo a casa, la casa era vuota, litigavo al telefono. Io non facevo questo passo. Io non l'avrei mai tradita a Melania. Dopo, quando ho avuto quest'altra delusione, eh mettiti nei miei panni...".

Poi sul finale ha spiegato che la storia con l'amante "era una scappatella", mentre "Melania era bellissima". E poi ha criticato il processo, l'impianto accusatorio che ha avuto. "Ho tradito Melania più volte ma non l'ho uccisa. Con Ludovica è stata solo una scappatella", ha aggiunto. E ancora: "Quando sentono il mio nome e cognome scappano. Dimmi tu...".

Salvatore Parolisi "mi fa vergognare di essere un uomo", ha detto Michele Rea, fratello di Melania, in diretta a "Chi l'ha visto?". "Le prove per condannarlo sono emerse in tre gradi di giudizio. Le passava come dice lui "500 euro" e questo era l'amore che le dava? Lui non c'era nemmeno quando è nata la figlia", ha sottolineato l'uomo. "Uno che parla così dopo anni… Parla delle donne come se le sfruttasse. Una persona del genere non è recuperabile. Lui esce in permesso premio, ma la vita di una mamma quanto vale?", ha aggiunto il fratello della vittima.

L'omicidio di Melania Rea

Melania Rea è stata trovata morta, all'età di 29 anni, il 20 aprile 2011 nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo. Due giorni prima era sparita. Era uscita di casa a Folignano (Ascoli Piceno) con il marito Salvatore e la figlia di 18 mesi, dirigendosi verso Colle San Marco. Il cadavere venne individuato dopo una telefonata anonima partita da una cabina nel centro di Teramo. Dalle indagini è emerso che la giovane era stata aggredita alle spalle e colpita con 35 coltellate.

Un delitto per il quale il marito è stato arrestato il 19 luglio del 2011. Parolisi aveva una relazione extraconiugale e, secondo l'accusa, sua moglie Melania avrebbe rappresentato un ostacolo al futuro che l'uomo avrebbe immaginato con l'amante. L'ex militare, unico indagato per il delitto, si è sempre professato innocente. La figlia, che all'epoca della tragedia aveva solo un anno e mezzo, oggi vive con i nonni a Somma Vesuviana e non porta più il cognome del padre.

Nel maggio 2015 la condanna di Parolisi, che si è sempre dichiarato innocente, è stata ridotta da trenta a venti anni: la Corte d'assise d'appello di Perugia ha applicato lo sconto previsto dal rito abbreviato scelto dall'ex caporal maggiore. La Cassazione, confermando la sua responsabilità nel delitto, ha annullato l'aggravante della crudeltà. Mentre nel 2016 sempre la Cassazione, respingendo un nuovo ricorso della difesa per la concessione delle attenuanti generiche, ha definitivamente confermato la condanna a venti anni di reclusione per l'uomo.

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