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Lunedì, 29 Aprile 2024
Verità negata

Salta il processo Regeni: l'ultimo schiaffo dell'Egitto a Giulio

Per la corte d'assise è nullo il decreto di rinvio a giudizio perché non c'è la prova che gli imputati siano a conoscenza del procedimento a loro carico. I genitori di Giulio: "Premiata la prepotenza dell'Egitto ma non ci arrendiamo".

"Sorpresa e amarezza". Così è stata accolta dalla Procura di Roma la decisione dei giudici della Terza Corte d'Assise sul processo ai quattro 007 per l'omicidio di Giulio Regeni. "Il tentativo di impedire che il processo si celebrasse non collaborando, è andato a buon fine malgrado un lavoro intenso di oltre cinque anni che ha permesso l'identificazione dei presunti autori dei fatti", affermano fonti giudiziarie che "si augurano che riprendano con rinnovata determinazione le azioni, a tutti i livelli, per ottenere l'elezione di domicilio degli imputati così che il gup cui la Corte d'Assise ha rimesso gli atti possa riavviare il processo al più presto".

La nuova udienza gup che dovrà decidere del destino del processo sulla morte di Giulio Regeni sarà fissata entro gennaio. In quella sede il giudice dovrà intraprendere tutte le strade possibili, a cominciare da una nuova rogatoria in Egitto, per rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. Se resteranno irreperibili, il gup emetterà una ordinanza di sospensione del procedimento. L'iter previsto a quel punto è il rinnovo della rogatoria ogni 12 mesi.

Processo Regeni: che cosa è successo

Dopo quasi sette ore di camera di consiglio, i giudici della Corte d'assise del tribunale di Roma hanno accolto l'istanza di sospensione presentata dai legali dei quattro funzionari dell'intelligence egiziana accusati della morte del ricercatore friulano, sostenendo che manca la prova che confermi la notifica del processo.

Nell'aula bunker di Rebibbia, nel quadrante orientale di Roma, non c'erano infatti i quattro 007 egiziani. I loro legali Paola Armellin, Filomena Pollastro, Tranquillino Sarno e Annalisa Ticconi, hanno argomentato che gli imputati erano da considerarsi "irreperibili" e non "assenti", in quanto non hanno mai eletto domicilio. Una situazione che, così come prevede la legge, permette di sospendere un processo fintanto che non vi sia l'assoluta certezza che gli imputati siano stati informati del procedimento a loro carico.

Davanti ai giudici invece il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco aveva dichiarato che i quattro della National security agency sono "finti incosapevoli", che da parte della Procura di Roma fosse stato fatto tutto il necessario per informare gli imputati e che la non elezione del domicilio sarebbe una "strategia per sfuggire al processo".

Erano presenti in aula anche i genitori di Giulio, Claudio Regeni e Paola Deffendi, con l'avvocata Alessandra Ballerini. La presidenza del Consiglio dei ministri, a poche ore dall'udienza e contro la richiesta della famiglia della vittima, si era presentato parte civile.

"Riteniamo importante che il governo italiano abbia deciso di costituirsi parte civile. Prendiamo atto con amarezza della decisione della Corte che premia la prepotenza egiziana. È una battuta di arresto, ma non ci arrendiamo. Pretendiamo dalla nostra giustizia che chi ha torturato e ucciso Giulio non resti impunito. Chiedo a tutti voi di rendere noti i nomi dei 4 imputati e ribaditelo, così che non possano dire che non sapevano". Così l'avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, lasciando l'aula bunker di Rebibbia al termine dell'udienza. Presenti accanto alla Ballerini anche Paola Deffendi e Claudio Regeni, genitori di Giulio e Irene, la sorella.

Lo scorso maggio la Procura di Roma, dopo cinque anni di indagini, ha rinviato a giudizio quattro esponenti dei servizi segreti egiziani per aver presuntamente sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni, tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016. Il ricercatore dell'Università di Cambridge era in Egitto per compiere uno studio sui sindacati.

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