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Sabato, 27 Aprile 2024
La vicenda processuale / Novara

Coppia ruba in un supermercato per sfamare la famiglia: per i giudici è reato

Il bottino? Cinque porzioni di parmigiano, due confezioni di shampoo e una di deodorante. Cosa ha deciso la Cassazione

Rubare in un supermercato per sfamare la famiglia non è permesso, soprattutto se ci sono "alternative lecite", come il ricorso agli aiuti di una parrocchia. È un principio ribadito dalla Cassazione nell'ambito del caso di una coppia del Novarese, marito e moglie di 51 e 38 anni, con figli, entrambi italiani, processati con l'accusa di aver sottratto da un centro commerciale di Trecate cinque porzioni di parmigiano, due confezioni di shampoo e una di deodorante.

I coniugi erano stati condannati nel 2020 dalla corte d'appello di Torino a due mesi di reclusione con la condizionale, nonostante le gravi difficoltà economiche in cui versava il nucleo familiare dopo la perdita del lavoro da parte dell'uomo, testimoniate anche da un sacerdote. Ora la Cassazione ha respinto la tesi della difesa, che chiedeva di applicare la scriminante dello "stato di necessità", confermando dunque la sussistenza del reato di furto. E ha però annullato la sentenza, ordinando un nuovo passaggio davanti ai giudici piemontesi perché valutino l'ipotesi del "fatto di lieve entità” (il valore dei prodotti ammontava a circa settanta euro).

I giudici hanno osservato che nel caso dei novaresi non è stato dimostrato un "pericolo inevitabile per la salute" e che, anzi, è emerso che, se è vero che lo stato di indigenza era "reale", è altrettanto vero che "la famiglia era seguita dall'attenzione delle strutture sociali: anzitutto la parrocchia, e, successivamente, l'assistenza sociale, con l'ammissione al progetto borsa per la spesa".

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