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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Bergamo

Yara, la Cassazione ha confermato l'ergastolo per Massimo Bossetti

Il carpentiere di Mapello era stato condannato all'ergastolo in primo grado e in appello per l'omicidio di Yara Gambirasio. Il sostituto procuratore generale: "Non ha avuto nessun moto di pietà e ha lasciato morire Yara in quel campo"

E' arrivato l'ultimo grado di giudizio sul "caso Yara". La Cassazione ha confermato l'ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti. Per la giustizia italiana, dunque, Bossetti è, in via definitiva, l’assassino di Yara. La Corte di Cassazione ha respinto dopo 4 ore di camera di consiglio il ricorso del carpentiere di Mapello, 48 anni il 28 ottobre, in carcere dal 16 giugno deli 2014.

L'uomo era stato condannato all'ergastolo in primo grado e in appello per l'omicidio di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di 13 anni, scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra, nel bergamasco. Il collegio della Cassazione è stato presieduto dal giudice Adriano Iasillo, mentre la sostituto pg Mariella de Masellis ha tenuto la requisitoria. La difesa di Bossetti, con gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, aveva presentato ricorso contro la sentenza pronunciata dalla corte d'assise d'appello di Brescia il 17 luglio 2017, con 23 motivi di ricorso, in 600 pagine, molti dei quali riguardavano la formazione della prova principale, il dna. La procura generale aveva presentato ricorso a sua volta contro l'assoluzione di Bossetti per calunnia nei confronti di un collega.

Il sostituto procuratore generale della Cassazione aveva chiesto la conferma delle due sentenze precedenti, rilevando che la colpevolezza di Bossetti è stata provata "al di là di ogni ragionevole dubbio. Bossetti non ha avuto nessun moto di pietà e ha lasciato morire Yara in quel campo. Per questo chiedo la conferma della condanna".

 "Non ci sono altri aspetti che possono essere esplorati. In questo processo non c'è stata alcuna violazione del contraddittorio, garantito nei due gradi di giudizio, in 50 udienze", ha detto la pg. E' stata "assolutamente corretta" l'attività di estrazione e repertazione, "atti irripetibili e non differibili" compiuti quando il fascicolo risultava ancora a carico di ignoti e il nome di Bossetti non era nemmeno ipotizzabile. Il dna, prelevato con un alcol test, "è un prelievo non coattivo" a cui Bossetti "ha dato il consenso". "Il metodo del Dna nucleare - ha aggiunto, rispondendo a quella che è stata una delle contestazioni della difesa - è consolidato e utilizzato fin dal 1985. Possiamo parlare di un'impronta genetica, un'evoluzione dell'impronta digitale, maggiormente identificativa della persona".

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Omicidio Yara Gambirasio, tutte le tappe

26 NOVEMBRE 2010. Sono le 18.40 circa quando Yara, 13 anni, esce dalla palestra di Brembate di Sopra (Bergamo) e di lei si perdono le tracce. La giovane ginnasta va nel centro sportivo di via Locatelli per consegnare uno stereo, poi il buio la ingoia lungo i 700 metri che la separano da casa. Alle 18.49 il suo cellulare nero viene spento per sempre. Le ricerche non trascurano nessuna pista: dall'allontanamento volontario al rapimento. Un operaio di un cantiere edile di Mapello dove conducono i cani molecolari usati per le ricerche, viene fermato su una nave diretta in Marocco perché sospettato. Pochi giorni dopo le accuse crollano: non è lui l'assassino di Yara.

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26 FEBBRAIO 2011. Fine delle speranze: il corpo di Yara viene trovato da un appassionato di aeromodellismo in un campo abbandonato a Chignolo d'Isola, a pochi chilometri da casa. L'autopsia svela le ferite alla testa, le coltellate alla schiena, al collo e ai polsi. Nessun colpo mortale: Yara era agonizzante, incapace di chiedere aiuto, ma quando chi l'ha colpita le ha voltato le spalle lei era ancora viva. Il decesso, dopo una lunga agonia, avviene quando alle ferite si aggiunge il freddo.

Omicidio e misteri: il giallo di Yara Gambirasio

9 MAGGIO 2011. Su slip e leggings della vittima viene isolata una traccia biologica da cui è possibile risalire al Dna di 'Ignoto 1'. Dopo il confronto con centinaia di profili si può affermare che il sospettato è figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. Viene riesumata la salma dell'autista di Gorno, la probabilità che siano padre e figlio è del 99,99999987%, ma non basta per dargli un nome. Si riparte dal Dna mitocondriale (indica la linea materna) e la comparazione tra 'Ignoto 1' e Ester Arzuffi (traccia nelle mani degli investigatori dal 27 luglio 2012) porta al match: la probabilità che siano madre e figlio è del 99,999%.

16 GIUGNO 2014. Il presunto assassino di Yara ha un nome: è Massimo Bossetti, 44 anni, residente a Mapello. È il ministro dell'Interno Angelino Alfano ad annunciare via Twitter le manette. Sposato, padre di tre figli, il suo Dna (acquisito con un alcoltest) combacia con 'Ignoto 1'. Per lui l'accusa è di omicidio con l'aggravante di aver adoperato sevizie e di avere agito con crudeltà. Un delitto aggravato anche dall'aver approfittato della minore difesa, data l'età della vittima. Il 3 luglio 2015 inizia il processo davanti alla Corte d'assise di Bergamo.

1 LUGLIO 2016. Dopo l'ultimo appello dell'imputato, che continua a dichiararsi innocente e a chiedere una perizia sul Dna, i giudici condannano Bossetti all'ergastolo, come chiesto dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, e riconoscono l'aggravante della crudeltà. Viene assolto invece "perché il fatto non sussiste" dall'accusa di calunnia nei confronti di un ex collega. Su di lui, detto 'Il favola', pesa l'inclinazione alle bugie, l'assenza di un alibi e quel Dna che è un macigno per l'accusa.

17 LUGLIO 2017. A Brescia i giudici del processo d'appello confermano la sentenza di primo grado. "Concedetemi la superperizia" sul Dna così "posso dimostrare con assoluta certezza la mia estraneità ai fatti. Cosa dovete temere?". Anche in questo caso le parole dell'imputato non fanno breccia sulla giuria. Bossetti torna dietro le sbarre del carcere di Bergamo dove sta scontando l'ergastolo per l'uccisione di Yara.

12 OTTOBRE 2018. Ultimo atto del processo per la morte della 13enne di Brembate. I giudici della prima sezione della Cassazione dovranno decidere, dopo aver ascoltato le parti, se confermare la sentenza, annullare la condanna senza rinvio oppure accogliere le eccezioni - ben 23 - sollevate dalla difesa e riaprire un nuovo processo d'appello dove potrebbe essere concessa la perizia sul Dna invocata da Bossetti.

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